Tessera Sanitaria per i funzionari Ue: un’intesa ancora incompiuta – di Alessandro Butticé

BRUXELLES\ aise\ - Il futuro dell’assistenza sanitaria italiana per il personale delle istituzioni europee residente in Italia appare ancora avvolto da un clima di incertezza e preoccupazione. Oltre diecimila funzionari e agenti Ue operanti (o pensionati) tra Bruxelles e il nostro Paese attendono chiarimenti in merito a un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione europea che, sebbene avanzato nel suo iter, non ha ancora raggiunto una formalizzazione definitiva. Numerose sono le criticità e gli snodi giuridici della questione.
Il progetto di accordo — che prevede un’iscrizione specifica al Servizio Sanitario Nazionale per i dipendenti UE in Italia e il rilascio di una tessera sanitaria dedicata — è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, con firma originariamente prevista per il 27 marzo 2025 da parte del Direttore del Pay Master Office della Commissione (PMO, ufficio che amministra gli stipendi dei funzionari della Commissione europea). Tuttavia, a seguito delle proteste mosse da varie sigle sindacali, la sottoscrizione è stata sospesa. Il Commissario europeo Piotr Serafín ha mostrato apertura, recandosi personalmente al Centro Comune di Ricerca della Commissione europea di Ispra (VA) per un incontro con le rappresentanze del personale, che non sono tutte sulla stessa identica linea.
Differenti posizioni sindacali
“Da oltre dieci anni ci battiamo con determinazione, insieme alla Lega Diritti del Malato, di cui sono Presidente federale, e ad altre associazioni italiane, per difendere un diritto che riteniamo fondamentale: l’accesso equo e universale al Servizio Sanitario Nazionale”, ha detto Marco Gemelli, funzionario della Commissione europea presso il Centro comune di ricerca di Ispra (VA) e Vicepresidente del Comitato Centrale del Personale.
“La tessera sanitaria non è un semplice documento, è il simbolo concreto del diritto alla cura. Ogni tentativo di istituire tessere “speciali” o deroghe burocratiche rappresenta, a nostro avviso, una deviazione pericolosa dallo spirito della legge 833/1978 e dai principi costituzionali”, ha aggiunto il sindacalista Ue. Precisando che per le organizzazioni che rappresenta “questa è anche una battaglia culturale. Come ci insegna Antonio Rosmini, la persona umana è il fondamento di ogni diritto. Il diritto alla salute nasce dalla dignità stessa della persona, e non può essere subordinato a interessi amministrativi o tecnocratici”.
Chiediamo per questo l’apertura urgente di un tavolo politico vero — non tecnico né riservato — che coinvolga le rappresentanze sindacali legittimate, le istituzioni italiane e le associazioni della società civile. Solo con il dialogo trasparente si può fermare una deriva che rischia di lasciare indietro proprio chi ha servito l’Europa. La salute non si segmenta, non si privatizza e non si negozia: si garantisce”, ha concluso Gemelli.
Di avviso leggermente diverso, invece, un altro sindacalista italiano: Cristiano Sebastiani, leader storico del principale sindacato dei funzionari delle Istituzioni Ue, Renouveau&Democtatie (R&D - Rinnovamento&Democrazia). “Credo che sia impossibile analizzare il negoziato di un dossier essenziale come quello che riguarda la Tessera Sanitaria per il personale delle istituzioni UE residenti in Italia, senza prima di tutto deprecare la confusione, le prese di posizione in libertà, le citazioni più o meno pertinenti ed orientate delle disposizioni applicabili. Nonché qualche speculazione politica inevitabile vista la potenziale valenza elettorale del dibattito. Scadendo persino nella ricostruzione caricaturale, e davvero disinvolta, volta a far credere che si tratterebbe della privazione di un diritto inviolabile finora garantito, come se oggi tutti i colleghi disporrebbero della tessera sanitaria”.
Sebastiani, infatti, fa notare che ci sono moltissimi funzionari Ue residenti in Italia, soprattutto di nazionalità non italiana, che oggi non dispongono della tessera sanitaria e non l’hanno mai avuta. E che, sulla base di un’interpretazione ministeriale risalente al 2018, diverse Aziende Sanitarie Locali hanno cominciato a ritirare la tessera sanitaria ai funzionari Ue residenti in Italia, equiparando erroneamente l’iscrizione al SSN all’Assicurazione Malattia Europea. Una visione, questa, che il sindacato di Gemelli e altri respingono fermamente. Ricordando che il SSN è un sistema complesso e integrato di servizi. Mentre il Regime Comune di Assistenza Malattia (RCAM) dei funzionari Ue si limita al rimborso (parziale) delle spese mediche.
Quello di cui si discute è migliore degli accordi possibili?”, si chiede retoricamente Sebastiani, dandosi subito la risposta: “No. Oggi è soltanto il migliore accordo che le autorità Italiane sono state disposte a concedere. L’accordo può essere migliorato? Certamente sì, ma solo se le autorità italiane ad ogni livello saranno disposte a farlo”.
Italia e Commissione europea hanno obbligo di trovare una rapida soluzione al problema
Anche Sebastiani riconosce però che, oltre alle responsabilità dell’Italia, anche la Commissione europea deve espletare ogni sforzo negoziale possibile, e a tal proposito, “bene ha fatto il Commissario europeo Serafin – dice -, accogliendo le preoccupazioni espresse, a soprassedere alla firma dell’accordo per verificare la possibilità di migliorarlo. Ma, in ossequio all’obbligo di accompagnare sempre le proteste con le proposte, una possibilità finora non completamente esplorata è quella di offrire la possibilità di sottoscrizione volontaria per l’ottenimento della tessera sanitaria. Con una contropartita finanziaria, però, che deve essere debitamente ridotta rispetto a quella prevista attualmente dalla normativa generale”.
A parte queste piccole divergenze tra le diverse sigle sindacali della funzione pubblica Ue, Sebastiani ribadisce una posizione comune. Quella del dovere di “sgomberare il campo dal pregiudizio infondato secondo il quale il personale Ue pretenderebbe un trattamento privilegiato, volendo indebitamente accollare alla finanza pubblica italiana oneri supplementari pur in assenza di un qualsivoglia contributo fiscale versato. Va infatti ricordato che il personale Ue che presta servizio in Italia è sottoposto agli stessi obblighi fiscali dei cittadini italiani per quanto riguarda l'IVA, l'IMU, le altre imposte locali, quelle relative al possesso ad alla circolazione dei veicoli a motore. Mentre gli stipendi, lungi dall’essere esentasse, sono tassati alla fonte dalla Commissione europea, contribuendo in tal modo alle entrate del bilancio generale dell'Unione Europea”.
Il nocciolo del problema di molteplici criticità strutturali
Le posizioni, seppure leggermente diverse, di Gemelli e Sebastiani, confermano tuttavia l’esistenza di criticità molteplici e strutturali. Il primo punto contestato da molti funzionari Ue (in servizio o in pensione) residenti in Italia riguarda la gerarchia delle fonti normative: si tratterebbe infatti di un atto amministrativo che interviene su una materia — la tutela del diritto alla salute — coperta dalla riserva di legge formale, secondo l’ordinamento costituzionale italiano. Il diritto alla salute, unico esplicitamente definito come “fondamentale” dalla nostra Carta, non può essere modificato da accordi bilaterali extra-legislativi.
Nel merito, come accennato dai due sindacalisti, l’accordo introdurrebbe una terza modalità di iscrizione al SSN, accanto a quella obbligatoria e volontaria, riservata esclusivamente ai funzionari Ue, i quali verrebbero dotati di una tessera sanitaria speciale. Questo, ad avviso di molti funzionari Ue, rappresenterebbe una deviazione non giustificata rispetto all’attuale assetto normativo, senza garanzie di una reale parità di trattamento.
Conflitto di competenze Ue e nazionali
Pur godendo del benestare della Commissione europea, l’intesa rischia di interferire con competenze riservate agli Stati membri. La gestione dei servizi sanitari, infatti, è una prerogativa nazionale, come sancito dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Non si comprende come il PMO della Commissione europea possa disciplinare modalità di iscrizione al SSN in deroga alla normativa interna italiana.
Le preoccupazioni di molti, sindacati e non, non sembrano essere solo teoriche, alla luce della contestata interpretazione ministeriale italiana del 2018.
Le conseguenze sono state tangibili. Privati della tessera sanitaria, numerosi funzionari si sono visti negare l’assegnazione del medico di base, l’accesso a piani di assistenza o la possibilità di ricevere cure domiciliari o le bombole di ossigeno — servizi non disponibili nel settore privato. Emblematico il caso, appunto, del Centro Comune di Ricerca di Varese, dove diversi dipendenti sono stati esclusi dal sistema sanitario informatico, proprio per l’assenza della tessera.
Nonostante queste criticità, l’accordo, come sostenuto non solo da Sebastiani, non dovrebbe essere rigettato in toto. In quanto ha il merito di porre finalmente la questione dei rimborsi tra Stato italiano e Commissione europea. Tuttavia, ciò dovrebbe avvenire senza introdurre tessere speciali o percorsi burocratici separati, ma piuttosto stabilendo un contributo annuale da parte del RCAM per ogni funzionario o pensionato Ue iscritto ordinariamente al SSN. Basterebbe prevedere, ad esempio, un versamento annuale per ciascuno dei circa 10.000 dipendenti e pensionati Ue residenti in Italia: si garantirebbe così un’entrata stabile per il sistema sanitario nazionale.
Infine, la legittimità dell’iscrizione obbligatoria al SSN per i dipendenti Ue non sembra possa prescindere dal rispetto della normativa nazionale italiana. Ed in particolare delle condizioni di cui alla legge 833/1978, con la quale si è attuata un’importante riforma, grazie a Tina Anselmi, che volle il Sistema Sanitario Nazionale.
In attesa di una versione definitiva dell’accordo, resta dunque aperta la questione del diritto alla salute per i funzionari ed agenti europei in Italia. Un tema che tocca principi costituzionali, dignità umana e senso di appartenenza a un’Europa che, per essere veramente unita, non può lasciare indietro nessuno. (alessandro butticé\aise)