Italo-discendenti e Decreto 36/2025: tra identità culturale e strategie migratorie

ROMA\ aise\ – Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 36/2025, l’Italia compie un nuovo passo nell’ambito delle politiche migratorie, ampliando in modo significativo le quote di ingresso per cittadini extracomunitari e semplificando i percorsi burocratici per il loro impiego nei settori strategici dell’economia nazionale. Tuttavia, al di là dei numeri e degli obiettivi programmatici, il provvedimento ha riacceso il malcontento delle comunità di italo-discendenti all’estero, che da anni lamentano un trattamento diseguale rispetto agli immigrati privi di legami storici con il nostro Paese.
Le comunità dimenticate
Secondo le stime della Farnesina, sono oltre 80 milioni le persone nel mondo che possono vantare origini italiane. In America Latina, in particolare, la presenza italo-discendente è capillare, con comunità culturalmente coese che mantengono viva la lingua, le tradizioni e l’identità italiana. Tuttavia, l’accesso alla cittadinanza per iure sanguinis, pur essendo formalmente garantito, è spesso ostacolato da procedure lente, restrizioni consolari e una generale mancanza di volontà politica.
La questione dell’equità
Molti osservatori parlano di un paradosso normativo: da un lato si incoraggia l’arrivo di manodopera estera con politiche di integrazione attiva, dall’altro si pongono ostacoli rilevanti a chi potrebbe inserirsi nel tessuto socioeconomico italiano con maggiore facilità, grazie a una radicata affinità culturale. “Non si tratta solo di giustizia identitaria, ma anche di efficienza economica” afferma un funzionario dell’AIRE in Argentina. “Molti giovani italo-discendenti parlano italiano, hanno formazione universitaria e sarebbero pronti a contribuire da subito alla crescita del Paese.”
Un’occasione geopolitica mancata
L’Italia, a differenza di altri Paesi europei con importanti diaspore, ha storicamente trascurato il potenziale strategico della sua emigrazione. Non solo come risorsa umana, ma anche come leva geopolitica e diplomatica. In un contesto globale in cui la competizione per il capitale umano è sempre più serrata, valorizzare la diaspora italiana potrebbe rappresentare una risposta intelligente alla crisi demografica e alla carenza di competenze in alcuni settori chiave.
Conclusione
Il Decreto 36/2025 pone interrogativi cruciali: quale visione guida oggi la politica migratoria italiana? E soprattutto, può un Paese costruire il proprio futuro ignorando una parte fondamentale del proprio passato?
Il riverbero sulle regioni meridionali e la Basilicata in particolare è di grande rilievo negativo. Anche i Consigli regionali ed i Comuni devono far sentire la loro voce. (yolanda paola liccardo*- luigi scaglione**\aise)
* Rappresentante del Comitato Italo discendenti
** Presidente Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo - CIM Basilicata