Washington: sale la tensione e l’allarme sicurezza – di Gabriella Ferrero

WASHINGTON DC\ aise\ - A pochi giorni da due sparatorie distinte ma ugualmente inquietanti nell’area della capitale americana, l’atmosfera a Washington si fa sempre più tesa. Al centro del mondo - come spesso accade quando la diplomazia internazionale viene messa alla prova - rimane lo sdegno e la preoccupazione condivisa da molte cancellerie per l’uccisione dei due giovani diplomatici israeliani e, nelle stesse ore, per una nuova sparatoria avvenuta davanti ai cancelli della CIA in Virginia.
A condannare con fermezza l’ennesimo episodio di antisemitismo, è stato anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. In un messaggio affidato a X, Tajani ha scritto: “L’antisemitismo figlio dell’odio contro gli ebrei va fermato. Gli orrori del passato non possono più tornare”. Una condanna netta alla violenza che ha colpito i due giovani diplomatici israeliani, avvenuta in un contesto già segnato da forti tensioni legate alla guerra in Medio Oriente.
Tajani, in un’intervista al Messaggero, ha poi lanciato un doppio appello: da un lato, “Basta bombardamenti sulla Striscia”, rivolto direttamente a Benjamin Netanyahu; dall’altro, un invito a Hamas perché liberi gli ostaggi e si ritiri da Gaza. Secondo Tajani, l’unica autorità legittima resta l’Autorità Nazionale Palestinese. L’Italia, ha sottolineato il ministro, “sostiene la soluzione proposta da Egitto e Paesi arabi per ricostruire Gaza senza sfollare la popolazione”.
Ma a preoccupare ulteriormente è l’episodio avvenuto poche ore dopo davanti alla sede della CIA a McLean, in Virginia. Una donna alla guida di un’auto è stata ferita da colpi d’arma da fuoco dopo aver ignorato gli ordini impartiti da agenti di sicurezza a un posto di blocco, intorno alle 4 del mattino. Secondo fonti della polizia di Fairfax County e della CIA, si è trattato di un “incidente di sicurezza” tuttora sotto inchiesta. Il cancello principale della sede è rimasto chiuso per ore. Fortunatamente, la donna non è in pericolo di vita.
Si tratta del secondo episodio simile in meno di tre mesi. A marzo, un uomo armato aveva minacciato di spararsi proprio davanti alla stessa sede dell’intelligence americana. Nessun colpo era stato esploso in quell’occasione, ma il segnale di allarme resta.
Due eventi che, seppur apparentemente scollegati, si inseriscono in un contesto sempre più teso, dove diplomazia e sicurezza sembrano viaggiare su binari paralleli e talvolta precari. Tajani stesso ha espresso inquietudine anche per quanto accaduto a Jenin, dove l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro una delegazione diplomatica internazionale con a bordo anche il viceconsole italiano. “È inaccettabile usare le armi contro diplomatici. Israele era stato informato dei loro movimenti. Abbiamo convocato l’ambasciatore israeliano a Roma per chiedere chiarimenti”, ha detto il ministro, definendo l’episodio una violazione del diritto internazionale.
Mentre si moltiplicano le richieste di cessate-il-fuoco a Gaza e di una nuova stagione negoziale, Tajani ha chiarito che l’Italia è pronta a riconoscere uno Stato palestinese, ma “senza Hamas”, e solo al termine di un processo negoziale che coinvolga anche Israele.
Washington, nel frattempo, resta il crocevia di queste tensioni. Una città dove si incrociano le linee calde della diplomazia, ma anche i nervi scoperti di una sicurezza che potrebbe apparire più fragile. E dove, proprio davanti al cuore pulsante dell’intelligence americana, il segnale lanciato dalle armi è più forte e più inquietante di qualsiasi dichiarazione ufficiale. (gabriella ferrero\aise)