“Llencols de aigua”: da Magazzino Italian Art per la prima volta negli Usa l’installazione di Antonio Marras e Maria Lai

Daniela Zedda, Maria Lai, 2003 Maria Lai che lavora alla realizzazione dell’opera Llencols de aigua Archivio Daniela Zedda © Riccardo Spignesi

NEW YORK\ aise\ - Magazzino Italian Art a Cold Spring, New York, presenta per la prima volta negli Stati Uniti “Llencols de aigua”, un’installazione di grandi dimensioni realizzata dallo stilista e artista di fama internazionale Antonio Marras e Maria Lai (1919-2013).
L'installazione, che accompagna la prima retrospettiva negli Stati Uniti dedicata da Magazzino Italian Art all’opera di Lai, “Maria Lai. A Journey to America”, sarà visibile al pubblico dal 17 maggio al 28 luglio, data in cui chiuderà anche la mostra. Sia la retrospettiva sia l’installazione sono a cura di Paola Mura, direttrice artistica di Magazzino.
Maria Lai e Antonio Marras, entrambi sardi e profondamente legati alla poetica del tessuto e della memoria, svilupparono un linguaggio condiviso fatto di gesti e stoffa. Nell’ambito di questa intensa collaborazione, nel 2003 ad Alghero in Sardegna, realizzarono Llencols de aigua il cui titolo, in catalano, si traduce con “Lenzuola d’acqua”. L’installazione è composta da lunghi teli bianchi cuciti a mano, arricchiti da antiche camicie da notte ricamate con frasi raccolte dalla Lai durante un progetto didattico con bambini.
L’opera, che appartiene alla collezione privata di Marras, sarà installata nella sala isotropa del museo (progettata dall’architetto Alberto Campo Baeza), “simbolo” del Robert Olnick Pavilion: un cubo, perforato in ciascun angolo da finestre di forma quadrata che generano un flusso di luci e ombre in continua evoluzione.
“L’incontro con Maria Lai ha segnato il mio approccio con l’arte e non solo”, spiega Antonio Marras. “Per me ha significato una vera e propria svolta. Con lei ho avuto un rapporto speciale, una sintonia di interessi e di idee che continuano a vivere, immutati. Maria Lai è stata una presenza straordinaria nella mia vita. Mi ha dato la forza di parlare attraverso le immagini. Mi ha insegnato a vedere nelle cose ciò che non si vede”.
“Maria Lai concepiva l’arte come un intreccio di molti fili: estetici, etici, narrativi e relazionali”, afferma Paola Mura, direttrice artistica di Magazzino Italian Art. “Le sue collaborazioni con Antonio Marras, tra tessuto e memoria, rivelano non solo il suo impegno nel dialogo, ma anche la convinzione che la creazione sia un atto plurale. Attraverso questi incontri, l’arte diventava, per la Lai, non un oggetto finito, ma una conversazione in continuo divenire. Non collaborava per condividere la scena, ma per ampliare il palcoscenico. Con gli architetti costruiva spazi e memorie. Con i musicisti faceva cantare il filo. Con Antonio Marras, vestiva l’invisibile”.
Nel corso della sua vita, Maria Lai ha costantemente operato attraverso le varie discipline e in collaborazione con poeti, musicisti, architetti, designer e intere comunità. Il suo approccio “relazionale” si concentrava sulla capacità dell’arte di creare spazi di incontro tra persone, tra idee, tra il visibile e l’invisibile.
Tra i tanti progetti che Maria Lai ha realizzato in collaborazione con artisti attivi in altri ambiti, si ricorda: Per Ille, la performance musicale con Ille Strazza del 1984 a Roma (attualmente in mostra all'Istituto Italiano di Cultura di New York, sempre a cura di Paola Mura); Frammento della casa della stazione (1996), un progetto per la Biennale di Architettura di Venezia con l’architetto Giovanni Maciocco; la scena d’artista per il Festival Internazionale Time in Jazz, ideato dal trombettista Paolo Fresu, nel 2002.
“Llencols de aigua” è stata esposta in Italia, oltre ad Alghero nel 2013, anno della sua realizzazione, alla Triennale di Milano nella mostra “Nulla die sine linea” (2016–17) e in “Trama Doppia, Maria Lai e Antonio Marras” al Museo Nazionale di Matera, in Palazzo Lanfranchi, in occasione di Matera Capitale Europea della Cultura (2019–20).
IL SIMPOSIO
Il 17 maggio, nell’ambito della mostra “Maria Lai. A Journey to America”, Magazzino Italian Art inaugurerà un simposio di un’intera giornata dedicato alla vita e alla carriera dell’artista.
L'evento è coordinato da Nicola Lucchi, direttore del Dipartimento Educazione e Ricerca di Magazzino Italian Art, per il quale “è un piacere invitare il pubblico ad incontrare e dialogare con un gruppo di studiosi e artisti straordinari capaci di offrire nuove prospettive sull’opera di Maria Lai, ancora oggi attuale e ricca di stimoli per l'arte e per la ricerca. Siamo certi che sarà una giornata intellettualmente vivace, all’insegna dell’arte, della riflessione e del dialogo”.
Durante il Simposio dedicato a Maria Lai interverranno Alessandro Giammei della Yale University, gli studiosi Michele D'Aurizio della UC Berkeley e Saskia Verlaan del CUNY Graduate Center, testimoni come Mila Dau e gli artisti Melissa McGill, Martha Tuttle e Marcello Maloberti, alternando presentazioni accademiche a momenti di dialogo, conversazione e testimonianza.
“Tra le missioni principali di Magazzino è ampliare la conoscenza dell’arte italiana del dopoguerra, offrendo nuove prospettive sulla sua straordinaria storia”, dichiara Adam Sheffer, direttore di Magazzino Italian Art, per il quale l’installazione, “raramente esposta”, e il simposio insieme all’esposizione “Maria Lai. Un viaggio in America” sono “testimonianza della missione del museo: portare alla luce un’artista che rappresenta, sotto molti aspetti, un anello mancante cruciale nella storia dell’arte italiana dal 1945 e in particolare dell’Arte Povera”.
Maria Lai (1919–2013), tra le figure più significative dell’arte contemporanea italiana, nasce a Ulassai, in Sardegna, nel 1919. Il legame profondo con la sua terra natale – fatta di paesaggi impervi e di una ricca tradizione orale – accompagnerà tutta la sua ricerca artistica, fondata su narrazione, memoria e relazione. Sin da bambina disegna prima ancora di imparare a scrivere, dando vita a un linguaggio visivo personale. Negli anni ’30 viene sostenuta dallo scrittore Salvatore Cambosu, suo maestro e mentore, che ne riconosce il talento e la guida nel rapporto tra parola, ritmo e immaginazione. Dopo gli studi artistici a Roma e alla Accademia di Belle Arti di Venezia, si forma con Arturo Martini, da cui eredita la riflessione sull’essenza e sul vuoto. A partire dagli anni ’60 e ’70, Maria Lai abbandona la figurazione per abbracciare un linguaggio più astratto e sperimentale. Utilizza tessuti, fili, telai, e materiali poveri, dando vita a opere iconiche come Tele cucite, Libri cuciti, Lenzuoli cuciti e Geografie, in cui intreccia racconto, identità e cosmo. Nel 1981 realizza Legarsi alla montagna, un’opera relazionale destinata a diventare un punto di svolta nell’arte contemporanea: l’artista coinvolge l’intera comunità di Ulassai in un gesto simbolico di unione attraverso un nastro azzurro, trasformando l’arte in azione collettiva. Nascono così i *Fiabe cucite*, opere che intrecciano mito, memoria e partecipazione. Negli ultimi anni, Lai progetta grandi installazioni e fonda La Stazione dell’Arte a Ulassai, trasformando un’ex stazione ferroviaria in un centro museale permanente. Le sue opere sono state esposte nei più importanti contesti internazionali, dalla Biennale di Venezia a Documenta, confermandone la rilevanza artistica e poetica a livello mondiale. Maria Lai ha lasciato un segno profondo nella storia dell’arte contemporanea, aprendo nuove strade nel rapporto tra arte, territorio e comunità. La sua opera continua a ispirare per la sua capacità di parlare all’individuo e al collettivo attraverso simboli universali di legame, ascolto e resilienza.
Antonio Marras è nato nel 1961 ad Alghero, in Sardegna, un’isola che ha profondamente influenzato la sua filosofia stilistica e dove continua a vivere e lavorare tutt’oggi. Fin dal 1987, anno in cui ha disegnato la sua prima collezione di moda Marras si è distinto per il suo approccio sperimentale e per la capacità di “sentire” le diverse realtà che lo circondano, intrecciando legami con l’arte, la musica, la danza, il teatro e il cinema. La moda, per lui, è un ponte verso altri linguaggi, un nuovo alfabeto per comunicare con gli altri. Pluripremiato, Marras disegna, installa, inventa e produce instancabilmente. Nel 2011 ha partecipato alla Biennale di Venezia e nel 2013 ha ricevuto una Laurea Honoris Causa in Arti Visive dall’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel 2019 la Triennale di Milano gli ha dedicato una mostra antologica, Nulla dies sine linea. Ha curato l’esposizione Trama Doppia. Maria Lai, Antonio Marras a Palazzo Lanfranchi di Matera, nel 2009, durante l’anno in cui la città è stata Capitale Europea della Cultura. La sua ribellione contro l’estremismo e la “purezza” è una caratteristica distintiva del suo lavoro, che spazia tra moda, arte, architettura e design.
Magazzino Italian Art è un museo e un centro di ricerca dedicato a promuovere la conoscenza e l'apprezzamento pubblico dell'arte italiana del dopoguerra e contemporanea negli Stati Uniti. Situato a Cold Spring, New York, il museo è stato fondato nel 2014 da Nancy Olnick e Giorgio Spanu. Nel 2017, è stato inaugurato il primo edificio, progettato dall’architetto Miguel Quismondo, situato all’interno di un ampio parco immerso nel paesaggio degli Hudson Highlands, con una mostra tratta dalla Collezione Olnick Spanu e dedicata a Margherita Stein, fondatrice della storica Galleria Christian Stein di Milano e fondamentale sostenitrice degli artisti associati all'Arte Povera. Creato come un museo educativo senza scopo di lucro, Magazzino Italian Art ha aumentato il suo spazio interno di due terzi nel settembre 2023 aprendo un altro padiglione indipendente, il Robert Olnick Pavilion, progettato dagli architetti Alberto Campo Baeza e Miguel Quismondo. Questo nuovo padiglione, intitolato alla memoria del filantropo e sostenitore delle arti Robert Olnick, offre una sala polifunzionale con capacità di auditorium, il bookshop e il Café Silvia che propone specialità della cucina italiana. (aise)