Giovani di origine straniera come risorsa vitale per l'Italia: presentata la XXXIV edizione del “Rapporto Immigrazione”

ROMA\ aise\ - I giovani di origine straniera, nati o cresciuti in Italia, sono di fatto i protagonisti silenziosi della trasformazione del Paese. Non solo destinatari di interventi, ma generatori di speranza, portatori di identità plurali e di un futuro da costruire insieme. È il messaggio che emerge dalla nuova edizione, la XXXIV, del “Rapporto Immigrazione” realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, intitolato, in quest’anno giubilare, "Giovani, testimoni di speranza", e presentato oggi, 14 ottobre, a Roma.
Il volume – 392 pagine, con la firma di 48 tra curatori e collaboratori – dopo la consueta premessa sul contesto internazionale, offre una rappresentazione della situazione degli immigrati residenti in Italia secondo 8 ambiti di vita quotidiana: cittadinanza, economia, scuola, sanità, disagio sociale, sport, comunicazione e appartenenza religiosa. La sfida raccolta dal Rapporto è quella di provare a fare dei tanti volti della mobilità il volto composito di un Paese.
In Italia, gli stranieri regolarmente residenti sono oltre 5,4 milioni, pari al 9,2% della popolazione. Nel 2024, più del 21% dei nuovi nati ha almeno un genitore straniero. I principali Paesi di origine dei cittadini stranieri in Italia restano i medesimi, ma negli ultimi anni si osserva una crescita significativa di nuovi arrivi dal Perù e dal Bangladesh. Tutto questo si registra in un contesto globale in cui, nel 2025, nel mondo si contano 304 milioni di migranti internazionali, il doppio rispetto al 1990, e oltre 123 milioni di profughi e sfollati.
Il Rapporto 2025 pone al centro i giovani con background migratorio, che rappresentano una risorsa vitale per la società italiana. Molti di loro affrontano difficoltà nel riconoscimento e nella partecipazione, ma la loro esperienza è una narrazione vivente di speranza e cambiamento. "Dare loro spazio – sottolineano Caritas Italiana e Fondazione Migrantes nell’introduzione al volume – non è un favore, ma un investimento per il futuro dell’Italia, che si costruisce anche – e soprattutto – con chi ha il coraggio di sognarlo, da dentro e da fuori".
Nel 2024 gli occupati in Italia sono 24 milioni, di cui oltre 2,5 milioni stranieri (10,5%). Crescono i rapporti di lavoro attivati con cittadini stranieri (+5,8% in un anno), ma persistono disuguaglianze e sfruttamento, soprattutto nel settore agricolo e in quello dei servizi.
Le difficoltà abitative restano un nodo cruciale: l’indagine Caritas-Migrantes evidenzia forti discriminazioni e barriere di accesso alla casa per le famiglie straniere. Sul fronte economico, mentre l’incidenza della povertà tra i cittadini italiani si attesta al 7,4%, tra gli stranieri raggiunge il 35,1% (sono 1.727.000 i cittadini stranieri in condizione di povertà assoluta). "Investire in strategie di inclusione e in percorsi legali – ha detto nel suo intervento Carlo Maria Redaelli, arcivescovo metropolita di Gorizia e presidente di Caritas Italiana – non è un favore, ma un atto di responsabilità verso il futuro delle nostre comunità e di quelle che arrivano: si può e si deve fare meglio di quanto fatto finora".
Nell’anno scolastico 2023/2024 si registra la presenza di oltre 900 mila alunni con cittadinanza non italiana, con un’incidenza pari all’11,5%, segno di una società sempre più multiculturale. Lo sport si conferma terreno fertile di inclusione e cittadinanza attiva: tuttavia, solo il 35% delle ragazze straniere pratica attività sportiva, contro il 62% delle coetanee italiane, e merita attenzione il fenomeno dello sport trafficking. Sul piano della appartenenza religiosa, tassello fondamentale nella comprensione del senso di partecipazione alla comunità, si stima che all’inizio del 2025 il totale dei cristiani superi ancora la maggioranza assoluta degli stranieri residenti in Italia, raggiungendo il 51,7%, seppure in netto calo rispetto al 53,0% stimato per il 2024. "Il Rapporto conferma – ha spiegato il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo – che dopo la prima accoglienza è fondamentale l’accompagnamento costante a una esistenza dignitosa e alla partecipazione diretta alla vita del Paese. Diamo meno spazio a ciò che facciamo e diciamo noi per loro, e più alla voce, alla testimonianza e allo sguardo sul Paese dei cittadini immigrati".
"L’Italia vive una trasformazione – ha affermato il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Baturi, nella sua Prefazione al volume –, che passa attraverso i volti, le storie e i sogni di giovani ragazze e ragazzi che frequentano le stesse scuole dei loro coetanei italiani, parlano i dialetti locali, tifano per le squadre del cuore, ma spesso continuano a sentirsi – e a essere percepiti – come “ospiti permanenti”, non pienamente parte della comunità". In questo senso "le comunità cristiane in Italia hanno oggi la possibilità di essere laboratori privilegiati di convivenza, luoghi in cui si sperimenta in piccolo ciò che il Paese intero fatica a realizzare". Nella situazione fotografata dal Rapporto, scrive mons. Baturi, la cittadinanza si conferma uno dei "passaggi sempre più indispensabili". (aise)