Attacco incostituzionale all’identità degli italiani nel mondo: 112.000 firme contro il Decreto Cittadinanza

ROMA\ aise\ - L’Associazione Natitaliani ha consegnato ieri, 13 maggio, alla Camera dei Deputati, a Roma, oltre 112.000 firme raccolte contro il Decreto Legge 36/2025, noto come “Decreto Cittadinanza”. Un provvedimento che, secondo i promotori della raccolta firme, “viola i principi costituzionali” — in particolare quello dell’irretroattività della legge — e rappresenta un “attacco diretto all’identità storica e culturale delle comunità italiane all’estero”.
Per Natitaliani, infatti, il Dl sulla cittadinanza è una “misura sproporzionata, ingiusta e profondamente autolesionista”. Una misura, quella voluta dal Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, che “taglia i ponti con milioni di italiani nel mondo e nega la storia dell’emigrazione italiana”.
Dal Parlamento, in questa occasione sembra stagliarsi un fronte unito, politicamente trasversale, contro questo decreto. Durante la conferenza stampa alla Camera, infatti, moderata dal giornalista Gianni Lattanzio, diversi parlamentari — di maggioranza e opposizione — hanno espresso il loro netto dissenso.
Prima Toni Ricciardi (deputato del Pd eletto in Europa) che ha spiegato come questo decreto rappresenti “un attacco frontale al principio dello ius sanguinis, che non è una concessione, ma un diritto acquisito per nascita”. Secondo l’eletto all’estero “intervenire per decreto su un diritto fondamentale è grave e incostituzionale. In Europa, dove vivono comunità italo-discendenti da generazioni, questo provvedimento avrà effetti devastanti: ci saranno fratelli nati a pochi mesi di distanza, uno italiano, l’altro no”.
Poi il Senatore del MAIE eletto in Sud America, Mario Borghese, che non ha usato mezzi termini definendolo “un decreto assurdo e insensato”. Tra l’altro, una misura che “ha generato caos e incertezza tra milioni di italo-discendenti che dal giorno alla notte si sono visti tagliare diritti fondamentali”. “Faremo di tutto e saremo compatti al di là delle appartenenze politiche per contrastare questo decreto che mina profondamente l'identità e il senso di appartenenza degli italiani nel mondo – ha assicurato Borghese -. Serve un dibattito serio, non un blitz normativo su una materia così delicata”.
E poi ancora Fabio Porta (deputato eletto in Sud America con il Pd), che invece ha definito “sbagliato” il provvedimento del Governo. “Sbagliato nel merito e nel metodo”, ha aggiunto. “Durante una visita a Fiumefreddo (Calabria) ho visto una quindicina bambini brasiliani e argentini, figli di italo-discendenti, giocare per strada. Un caso di ripopolamento di un borgo di meno di 4000 abitanti altrimenti destinato allo spopolamento che invece di essere indicato come esempio virtuoso, è stato strumentalizzato da una narrazione ostile, offerta dal servizio pubblico RAI, che ha preparato il terreno al blitz del Governo. Al di là della propaganda di Governo che cerca di mettere in contrapposizione ius sanguinis e ius soli, noi tutti sappiamo che l’Italia ha bisogno di tutte le migliori energie per affrontare l’inverno demografico”.
Accuse più pesanti sono arrivate da Luciano Vecchi, Responsabile per gli italiani nel mondo del Pd, spiegando che a suo modo di vedere questo provvedimento “non è solo una vergogna, ma un precedente pericoloso che richiama sinistramente le leggi razziali del 1938”. Secondo lui, infatti, così non si attaccano solo i diritti degli Italo-discendenti ma i diritti di tutti gli italiani. “Va mobilitata l’opinione pubblica perché se passa questo provvedimento, un Governo si sente legittimato a decidere per Decreto chi è italiano e chi no”.
E infine hanno preso parola i vertici dell’associazione Natitaliani. Prima con il Presidente, Daniel Taddone, che ha rimarcato la volontà di difendere “l’identità, i diritti e il futuro dell’Italia”. Questo decreto “ha creato un clima di angoscia e incertezza”, ha spiegato ancora Taddone “È triste constatare che il nostro governo ci consideri un problema, non una risorsa. Le modifiche proposte al Senato peggiorano la situazione, recidendo legami familiari e culturali consolidati. Siamo stati trattati come una minaccia, non come parte della nazione”.
E infine ha preso parola Claudia Antonini, Vicepresidente di Natitaliani: “In un’Italia colpita dall’inverno demografico, è assurdo rinunciare al capitale umano rappresentato dai milioni di italiani nel mondo. Invece di valorizzarli, li si stigmatizza. Ma noi siamo contro ogni mercificazione del diritto di cittadinanza perché riconosciamo che sia un diritto fondamentale ed un valore da custodire.”
A chiudere, prima Flavia Di Pilla, del direttivo dell’Associazione, che ha spigato come gli italo-discendenti sono degli “ambasciatori naturali del soft power italiano”. E “rinunciarvi significa indebolire la proiezione culturale e l’influenza dell’Italia a livello globale”; poi Fabiola Leardini, italo-brasiliana promotrice della petizione che vive a Bergamo da 25 anni. “Dopo la conferenza stampa di Tajani, ho sentito il bisogno di reagire: volevano farci passare per approfittatori. Ma noi non ci stiamo. Siamo italiani, lottiamo e non molliamo”.
La campagna lanciata da Natitaliani ha generato una mobilitazione internazionale che ha coinvolto cittadini, associazioni, comitati, parlamentari e media. Le 112.000 firme consegnate ieri alla Camera rappresentano, per i promotori dell’iniziativa, “un segnale forte: le comunità italiane all’estero non vogliono essere dimenticate, né umiliate”.
Così, Natitaliani ha chiesto l’abolizione del decreto, l’apertura di un confronto serio e costruttivo, e una visione lungimirante che riconosca il valore strategico, economico e culturale degli italiani nel mondo.
“Siamo italiani dalla nascita – conclude Claudia Antonini – e nessuno può toglierci questo diritto per decreto”. (aise)