Referendum giustizia/ Nasce ufficialmente il Comitato “Sì Separa” di Sydney

SYDNEY\ aise\ - Si è costituito ufficialmente il Comitato Territoriale “Sì Separa” di Sydney, primo presidio australiano nato per sostenere il “sì” al prossimo referendum costituzionale sulla riforma sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri approvata dal Parlamento il 30 ottobre.
A comunicarlo è la Fondazione Luigi Einaudi che da anni promuove questa riforma come “cardine di una giustizia moderna, credibile e realmente terza”.
Il referente ufficiale del Comitato di Sydney è Emanuele Esposito. L’annuncio arriva a seguito della comunicazione formale trasmessa al referente locale, con la quale la Fondazione ha confermato la operatività del Comitato che può dunque avviare da subito le sue attività in completa autonomia organizzativa.
“La presenza capillare nei territori è decisiva per dare forza a questa battaglia — sottolinea la Fondazione Einaudi — e l’apertura del Comitato di Sydney rappresenta un passo significativo per coinvolgere anche le comunità italiane all’estero in un percorso di riforma atteso da decenni”.
LE RAGIONI DEL SÌ – LA SCHEDA DELLA FONDAZIONE EINAUDI
“Votare SÌ significa scegliere una giustizia davvero terza, in cui chi accusa e chi giudica percorrono strade diverse, con responsabilità chiare e non sovrapponibili.
La riforma inserisce in Costituzione la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente: due percorsi distinti che si incontrano solo nel processo, nel rispetto dei ruoli, per garantire al cittadino un giudice imparziale e un pubblico ministero forte e autonomo. È una scelta di civiltà istituzionale, pensata per restituire fiducia nella giurisdizione senza indebolire l’azione penale. Questa architettura si fonda su un doppio pilastro di garanzie: due Consigli superiori, uno per i giudici e uno per i pm, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Non si rompe l’unità dell’ordine giudiziario, ma se ne rafforza l’autonomia interna, evitando sovrapposizioni, pressioni e zone d’ombra. Per spezzare l’inerzia delle correnti, la riforma introduce il sorteggio entro elenchi qualificati. La componente laica nasce da una rosa di professori e avvocati selezionata dal Parlamento in seduta comune; la componente togata viene estratta tra i magistrati delle rispettive carriere.
Anche il vicepresidente proviene dall’elenco parlamentare. È una tecnica costituzionale che rende gli incarichi meno prevedibili e quindi meno condizionabili, mantenendo un alto profilo di competenza. La disciplina è affidata a una Alta Corte autonoma, composta da quindici giudici scelti con requisiti rigorosi.
Le decisioni sono appellabili davanti alla stessa Corte in diversa composizione, garantendo il doppio grado ed eliminando interferenze esterne. Si specializza la funzione disciplinare, tutelando insieme indipendenza e responsabilità. Infine, la riforma introduce una gestione delle carriere più trasparente e orientata al merito, affidando ai due Consigli assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, valutazioni e conferimenti di funzioni. Meno appartenenze, più qualità del servizio reso ai cittadini.
Il SÌ è dunque un investimento nella fiducia pubblica: due carriere per una giustizia più giusta, due Consigli per un’autonomia più solida, un’Alta Corte per una disciplina più credibile”. (aise)