Mattarella: difendere con coraggio le ragioni di un ordinamento internazionale equo

ROMA\ aise\ - “Il venir meno dell’equilibrio nella vita internazionale è sempre stato l’anticamera della guerra perché induce alla tentazione della prevaricazione, di fronte alla quale si pone l’alternativa: assecondarla e inchinarvisi, scelte che conducono alla guerra o all’asservimento, ovvero contrastarla e ripristinare l’equilibrio per scongiurare la guerra. Sono la prevalenza del diritto, il rispetto delle regole che la comunità internazionale si è data, a scongiurare il conflitto, a favorire il superamento delle diseguaglianze”. A ribadirlo oggi pomeriggio è stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ospitato al Quirinale la tradizionale cerimonia per lo scambio di auguri di fine anno con il Corpo Diplomatico, alla presenza del Vice Ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, dei Sottosegretari Giorgio Silli e Maria Tripodi e del Presidente della Commissione permanente per le politiche dell’Unione europea del Senato, Giuliomaria Terzi di Sant’Agata.
Nel suo intervento, Mattarella ha ribadito ancora una volta l’importanza dei contesti multilaterali in generale e dell’Unione europea in particolare, di questi tempi messi in discussione da chi giustifica guerre e prevaricazioni solo perché non vuole rispettare le regole che la comunità internazionale si è data, regole che hanno garantito la pace a ridosso degli ultimi due secoli.
“Viviamo in un’epoca nella quale l’ordine internazionale che conoscevamo vacilla, senza che si intraveda, nell’immediato, un’alternativa. Logiche di potenza e di sopraffazione cercano di prevalere mentre valori che credevamo affermati – la dignità della persona, i diritti umani, l’eguaglianza tra i popoli e gli Stati, la solidarietà – appaiono sovente accantonati”, ha detto il Presidente prima di ricordare la Carta delle Nazioni Unite e i suoi principi, approvati 80 anni fa.
Certo, il percorso è stato accidentato, perché “la cristallizzazione intorno a equilibri di forze contrapposte ha congelato, per un lungo periodo, parte delle potenzialità delle indicazioni del testo. Eppure, in questo arco di tempo, molto si è visto di positivo nella vita internazionale. Numerosi popoli hanno conquistato la loro indipendenza. L’umanità ha vissuto amplissimi progressi sul terreno della eguaglianza. Cause comuni hanno saputo unire il pianeta intorno a obiettivi fondamentali: la lotta alla fame, la promozione della salute, la difesa delle risorse e dell’ambiente della Terra, il riconoscimento dei diritti delle donne, per citarne soltanto alcuni. Il controllo della corsa agli armamenti, in particolare di armi di distruzione definitiva, come quelle nucleari, aveva conosciuto risultati significativi”.
Oggi, ha sottolineato, “si rende necessario ribadire con forza che l’uso o anche la sola concreta minaccia di introdurre nei conflitti armamenti nucleari appare un crimine contro l’umanità”.
“Cosa è accaduto, - si è chiesto, quindi, il Presidente – cosa sta accadendo se protagonisti di primo piano del “vecchio” ordine internazionale si propongono, con i loro comportamenti, di dare vita a un “nuovo ordine”, basato su sopraffazione con ogni mezzo, violenza, guerra, conquista, competizione tra gli Stati per l’accaparramento di risorse, tentando, così, di perpetuare diseguaglianze tra i popoli? Va respinta l’ipotesi che possano essere questi i valori intorno a cui costruire un “nuovo ordine”. Con il corollario del ritorno dei “soldati di ventura”, di mercenari chiamati a guerreggiare, per conto terzi, in Paesi lontani, senza motivazioni che non siano, appunto, quelle della prepotenza verso i civili e verso i Paesi meno strutturati per opporvisi, meno capaci di difendersi”.
L’orizzonte indicato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite “era – e rimane - la speranza del mondo e, nei primi due decenni di questo millennio, pensavamo di poterla conseguire” almeno fino alla guerra della Russia in Ucraina: “un protagonista della comunità internazionale, la Federazione Russa, ha, sciaguratamente, scelto di travolgere questo percorso ripristinando, con la forza, l’antistorica ricerca di zone di influenza, di conquista territoriale, di crudele prepotenza delle armi. Le generazioni globali che lottarono contro il nazifascismo in Europa, contro il colonialismo, contro i totalitarismi per rivendicare libertà e diritti, spesso anche a costo della vita, ricercando un progetto di collaborazione sfociato nella creazione dell’Onu – il più ambizioso tentativo nella storia dell’umanità di dare una cornice di regole alle relazioni internazionali – rischiano, quelle generazioni, di vedere infranti, i loro sacrifici”.
“Un sistema, costruito per assicurare garanzie di pace e di convivenza - riflesso di equilibri lungamente discussi e negoziati –, - ha osservato Mattarella – entra in crisi quando qualche protagonista della vita internazionale lo infrange, ritenendo che non sia più funzionale alla prevalenza dei propri interessi, talvolta ondivaghi, e che questi debbano prevalere sui valori condivisi e sulle esigenze degli altri Paesi. Entra in crisi quando si accampano presunte – e spesso fallaci - esigenze di sicurezza per alterare la bilancia strategica. Il principio non può essere muovere guerra per fare la pace: è paradossale. Appare insensata la pace evocata da parte di chi, muovendo guerra, pretende in realtà di imporre le proprie condizioni”.
“Un principio rimane fondamentale e insuperabile: gli interessi nazionali o particolari – ha rimarcato il Capo dello Stato – non possono prevalere rispetto alla tutela del valore universale della persona umana, fondamento sostanziale di ogni altro diritto e conquista del nostro tempo. La misura - va ripetuto - è la persona, restituendole dignità - a partire dal diritto alla vita negato dai conflitti - nella politica, nell’economia, nella lotta al cambiamento climatico e nell’innovazione tecnologica”.
Anche per questo è nata l’Ue, “una delle più riuscite esperienze di pace tra i popoli e di democrazia”, che “si è ampliata nella costante ricerca della pace – ripeto - e della libertà, garantite, nel proprio ambito, in base a Trattati liberamente stipulati dai popoli europei; che ne hanno ricavato diritti e benessere. La storia insegna che, nei rapporti internazionali, dinamiche puramente bilaterali pongono il più debole alla mercé del più forte. Non è accettabile la pretesa che quelle dinamiche tornino a essere la misura dei rapporti tra popoli liberi”.
“La libera condivisione di principi e di norme – ha ricordato Mattarella – non è una gabbia che costringe, ma un sostegno che tutela, soprattutto i più deboli. Non sorprende che vengano contestate da corporazioni internazionali che si espandono pretendendo di non dover osservare alcuna regola: questa non sarebbe libertà ma arbitrio”.
“È il quarto Natale di guerra per il popolo ucraino”, ha aggiunto, prima di ribadire che “l’Europa e l’Italia restano saldamente al fianco dell’Ucraina e del suo popolo, con l’obiettivo di una pace equa, giusta, duratura, rispettosa del diritto internazionale, dell’indipendenza, della sovranità, dell’integrità territoriale, della sicurezza ucraine”.
Quanto al Medio Oriente e alla Striscia di Gaza, “martoriata per due anni da inumana violenza, innescata dalla barbarie di Hamas e alimentata da una lunga guerra”, anche se “si sono aperti spiragli importanti” certo è che “molto resta ancora da fare per consolidare il cessate-il-fuoco ed evitare che si dissolva, per ripristinare anche pienamente gli aiuti umanitari a una popolazione stremata, per avviare la ricostruzione”.
La pace “non può prescindere dalla pacifica coesistenza, nella sicurezza, dei popoli israeliano e palestinese, nella cornice della soluzione a due Stati, che occorre sostenere e difendere da qualsiasi tentativo di comprometterne la praticabilità. Non ve ne sono altre”.
Il Presidente ha quindi citato gli altri conflitti che infiammano il mondo, dal Sudan al Myanmar. “L’agenda internazionale appare nutrita di conflitti, di migrazioni, di misure protezionistiche che producono contrapposizione. Occorre riformarne le priorità: pace, sviluppo, eguaglianza, sicurezza alimentare, contrasto alla povertà, al cambiamento climatico, collaborazione nel libero commercio”.
“Non è accettabile – ha affermato – un mondo con pochi predestinati seduti a banchetto e molti altri destinati a sperare di ricavarne alcune briciole”.
“Per dare speranza al futuro dell’umanità occorre un rinnovato sforzo collettivo, che riesca a garantire che la dignità degli uomini e degli Stati sia salvaguardata, in una cornice di convivenza pacifica e di rispetto del diritto internazionale. Con coraggio vanno difese le ragioni di un ordinamento internazionale equo e sostenibile”, ha concluso. “Un’opera in cui non può mancare il contributo della diplomazia, costruttrice di dialogo e di ponti tra Stati, governi, popoli”. (aise)