London one radio/ Grande successo per il teatro patologico a Londra: l’Ambasciata d’Italia diventa un cuore pulsante di emozioni

LONDRA\ aise\ - “L’Ambasciata d’Italia a Londra, per una sera, si è trasformata in un teatro. E non un teatro qualunque: il Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi, uno spazio dove la fragilità diventa forza, dove la sofferenza si converte in bellezza, dove l’arte si fa cura. Abbiamo assistito a qualcosa di mai visto”. È quanto si legge in un articolo pubblicato sul portale di Londo One Radio, fondata a Londra da Philip Baglini.
“Attori diversamente abili, con patologie mentali gravi, hanno portato in scena “La Commedia Divina”, una riscrittura visionaria del viaggio dantesco. E lo hanno fatto con una grazia feroce, con l’intelligenza del cuore. È stato come ricevere un pugno di emozioni nello stomaco: una detonazione dolcissima, capace di far tremare persino chi crede di essere saldo.
Grazie al genio di Dario D’Ambrosi, fondatore del teatro patologico, attore e regista, gli attori hanno interpretato in una loro visione surreale il viaggio di Dante nel mondo ultraterreno, facendoci entrare nel loro mondo interiore e così L’inferno diventa, un dedalo di personaggi ostili, incomprensibili, cervellotici: creature lasciate troppo a lungo nei recessi della nostra indifferenza. Nel Purgatorio, invece, hanno preso forma speranza e respiro: qui i corpi e le voci degli attori hanno svelato un cammino possibile, una promessa di riscatto.
Ma è stato nel Paradiso che la sala si è fermata, come sospesa: lì, l’amore e la libertà non erano concetti ma desideri che si incarnavano. Lì la visione di Dio diventava non un premio finale, ma un modo gentile di comprendere ed essere compresi.
Il pubblico in Ambasciata è rimasto in silenzio, appeso fino all’ultimo battito, osservatore di un mondo che spesso si tende ad ignorare, eppure i malati mentali hanno un universo interiore struggente inesplorato, da esplorare. Quello che abbiamo visto ieri sera, è stata una prova di coraggio, un grido silenzioso che ha graffiato le nostre anime. Una vera e propria rivelazione.
Molti erano commossi. Le luci battevano su occhi lucidi che riproiettavano scintille luminose in sala, era l’emozione sincera e viva che si manifestava. Era la vita che si mostrava senza filtri: vulnerabile, potente, limpida.
Un applauso scrosciante ha abbracciato gli attori, felici, ma quasi increduli, perché quell’inferno interpretato loro lo hanno vissuto e lo vivono tutti i giorni, ma con un sorriso. Ringraziavano e sorridevano, felici di aver fatto capire che i “pazzi”, come troppo spesso vengono etichettati, non sono altro che esseri umani con una sensibilità amplificata, con un sismografo emotivo che registra tutto: il bello, il brutto, l’indicibile.
In quel loro sorriso c’era tutto: il peso delle loro battaglie quotidiane e, allo stesso tempo, la leggerezza di chi nonostante tutto continua a cercare un varco di gioia.
Ieri sera ci hanno spiegato, senza proclami, che “diverso” non significa “meno”, che quella che a volte chiamiamo follia è spesso solo un’altra forma di sensibilità, un radar più fine che capita ciò che noi, protetti dalle nostre armature, non percepito più.
Ieri sera in Ambasciata abbiamo assistito ad una piccola lezione di vita, a un sole che dovrebbe essere anche per noi una guida nei nostri giorni, dove spesso, “noi” ci crediamo superiori perché contenuti nei binari di una coscienza razionale e di un mondo che crediamo quello vero e perfetto.
Tra il pubblico, le attrici Claudia Gerini, la cui figlia Rosa Enginoli interpretava il ruolo di Beatrice, e Greta Scacchi.
Il Teatro Patologico è un’oasi di verità: un laboratorio emotivo, un luogo di terapia dove la musica, una battuta, un gesto, un urlo diventano farmaci essenziali per chi combatte con schizofrenia, depressione, disordini dell’umore. Qui l’arte non è intrattenimento: è respiro, possibilità, cura, la musica, una battuta del copione, un gesto, un urlo, diventano le medicine fondamentali per chi soffre di schizofrenia o per chi ha un momento di vita in oscurità.
Come hanno detto i ragazzi alla fine dello spettacolo, loro sono meglio delle bombe che le guerre buttano stupidamente sul mondo, loro sono una bomba esplosiva di amore, di sentimenti, di forza interiore, perché nella loro semplicità risiede una potenza enorme, quella della purezza che permette loro di vedere l’amore che muove il sole e l’altre stelle”. (aise)