A Seoul la Giornata dello sport italiano del mondo diventa “solidale” per il torneo mondiale di calcio homeless World Cup

SEOUL\ aise\ - Nel contesto delle iniziative organizzate dall’ambasciatrice d’Italia a Seoul, Emilia Gatto, per celebrare la prima Giornata dello sport italiano nel mondo, lo staff dell’Ambasciata ha dato il benvenuto ai giocatori della “Nazionale solidale” di calcio, giunti in Corea per competere nel torneo mondiale homeless World Cup, a cui partecipano oltre quaranta Paesi.
L’evento fa seguito alla giornata dedicata alla cooperazione in ambito sportivo fra Italia e Corea organizzata in Residenza e a cui hanno partecipato, fra gli altri, il capitano della Vero Volley Monza Thomas Beretta, la star della pallavolo femminile coreana Kim Yeon-koung e il campione olimpionico coreano di ciclismo Park Sung-baek.
Matteo, Alessandro, Luca, Mihai, Manuel, Ivan e Gianmarco hanno condiviso le loro esperienze di rinascita grazie allo sport, raccontando come abbiano lasciato alle spalle alcool e stupefacenti e siano andati oltre per riprendersi la propria vita. Nei loro occhi un passato difficile, che pian piano sbiadisce sostituito dalla consapevolezza di avercela fatta, di avere un obiettivo e un percorso tra salite e discese, ma sempre in avanti.
Giorgio Gerizza, psichiatra e “guida” oltre che allenatore, affiancato da Michael Scorletti e Mirko Bigatton, rappresentano quella moltitudine silenziosa, operosa e instancabile, di connazionali che in Italia e all’estero hanno dedicato sé stessi e il loro bagaglio di esperienze professionali ad aiutare il prossimo e in particolare i più vulnerabili e gli emarginati.
Giorgio ha avviato un percorso di accompagnamento, sostegno e guida di giovani che, grazie anche ai valori dello sport, hanno ripreso possesso della loro vera essenza e a loro volta aiutano chi ha vissuto le loro stesse difficoltà, chi ha compiuto scelte sbagliate, ma che c’è sempre modo di raddrizzare.
“Tutti i ragazzi hanno il mio numero di telefono. Sanno che posso chiamarmi in qualsiasi momento. Ci sono per loro, come loro ci sono sempre per me. E quando ci chiamiamo, c’è sempre un fortissimo rispetto reciproco”. Dall’emarginazione volontaria alla rinascita, sancita dallo stemma della nazionale che orgogliosamente sfoggiano sulle proprie maglie: “Abbiamo due stelle, perché abbiamo vinto due campionati mondiali. Vogliamo e possiamo vincerne ancora, per noi e per tutti coloro che hanno creduto e continuano a credere in noi”.
L’esperienza in Corea è vissuta entusiasticamente: “un Paese che da subito ha mostrato di volerci bene. Sono estremamente aperti e disponibili verso di noi. Un popolo rispettoso, calmo pur nel caos di una metropoli dalle dimensioni di Seoul. Mi piacerebbe trasferirmi qui, si sta davvero benissimo!”.
I ragazzi si sono congedati salutando lo staff dell’Ambasciata prima di salire, in fila ordinata, in perfetto stile locale, su un autobus che li ha portati allo stadio. Italia e Corea, in nome dei valori dello sport, si sono scoperte ancora più vicine. (aise)