I volti del Made in Italy (3)

ROMA – focus/ aise – Il concetto di "Made in Italy" va oltre la semplice idea di un’etichetta d’origine; rappresenta l’essenza dell’eccellenza italiana, un simbolo di qualità, innovazione e tradizione che ha conquistato il mondo. In qualità di ex-parlamentare italiana, ho seguito da vicino l’impatto globale di questo marchio e la sua rilevanza per l’economia, la cultura e l’identità italiana, in particolare nel contesto delle comunità di origine italiana, come quella del Brasile. Oggi desidero condividere una riflessione sulla crescita del Made in Italy, le sue sfide e il suo potenziale in un mondo globalizzato.
La forza del Made in Italy
Il Made in Italy è sinonimo di artigianato impeccabile, design innovativo e un ricco patrimonio culturale. Settori come la moda, la gastronomia, il design d’arredo, l’automotive e la tecnologia hanno proiettato l’Italia come un faro di creatività e raffinatezza. Marchi come Ferrari, Gucci, Barilla e Poltrona Frau, oltre a prodotti regionali come il Parmigiano Reggiano e il Prosecco, sono ambasciatori globali della qualità italiana. Questo prestigio non è solo economico: porta con sé una narrazione di storia, passione e dedizione che risuona in tutti i continenti.
Negli ultimi anni, il Made in Italy ha registrato una crescita notevole, trainata dalla domanda globale di prodotti che uniscono tradizione e innovazione. Dati recenti indicano che le esportazioni italiane hanno raggiunto i 626 miliardi di euro nel 2023, con settori come la moda e l’agroalimentare in prima linea (fonte: ISTAT). Paesi come Stati Uniti, Cina e Brasile sono diventati mercati strategici, dove l’apprezzamento per il design e la qualità italiani continua a crescere. In Brasile, ad esempio, la comunità italo-brasiliana, con oltre 30 milioni di discendenti, svolge un ruolo cruciale nella promozione di questi prodotti, sia attraverso il consumo che tramite iniziative imprenditoriali.
Il ruolo delle comunità di origine italiana
In quanto italo-brasiliana, ho potuto testimoniare come la diaspora italiana contribuisca al rafforzamento del Made in Italy. In Brasile, l’influenza italiana è evidente in settori come la gastronomia — con la popolarità di prodotti come la pasta artigianale e i vini — e nel design, dove i mobili e gli oggetti italiani sono apprezzati per la loro estetica unica. Inoltre, iniziative come la mia, con il caseificio Mozzarellart, dimostrano come sia possibile unire la tradizione italiana all’innovazione locale, creando prodotti che rispettano le radici culturali e rispondono alle esigenze del mercato brasiliano.
Le comunità di origine italiana svolgono anche un ruolo politico e sociale nella promozione del Made in Italy. Durante il mio mandato al Parlamento Italiano, ho lavorato per rafforzare i legami tra l’Italia e l’America del Sud, promuovendo accordi di cooperazione culturale ed economica. Un esempio è stata l’adesione del Brasile alla Convenzione dell’Aia sull’Apostille, che ha semplificato il riconoscimento dei documenti, facilitando gli scambi commerciali e culturali. Queste azioni rafforzano il ponte tra i due Paesi, permettendo al Made in Italy di prosperare in nuovi mercati.
Sfide e opportunità
Nonostante il suo successo, il Made in Italy affronta sfide significative. La concorrenza globale, in particolare da parte di Paesi con costi di produzione inferiori, impone all’Italia di investire costantemente in innovazione e sostenibilità. La contraffazione dei prodotti italiani rappresenta un’altra minaccia costante, che danneggia la reputazione e l’economia del Paese. Durante il mio mandato, ho difeso misure a tutela dell’autenticità dei prodotti italiani, come la certificazione di origine e la lotta alla "mafia dei coyotes", che sfrutta la richiesta di cittadinanza italiana per scopi fraudolenti.
D’altro canto, le opportunità sono immense. La digitalizzazione e il commercio elettronico hanno aperto nuovi canali per permettere alle piccole e medie imprese italiane di raggiungere i consumatori globali. Inoltre, la crescente domanda di prodotti sostenibili ed etici favorisce il Made in Italy, che ha nella sua essenza la valorizzazione del lavoro artigianale e della produzione responsabile. L’Italia deve continuare a investire in partnership internazionali, come quelle che ho promosso tra università e aziende dell’America del Sud e dell’Italia, per incentivare l’innovazione e lo scambio culturale.
Il futuro del Made in Italy
Le prospettive per il Made in Italy sono direttamente legate alla sua capacità di adattarsi a un mondo in costante cambiamento, senza però perdere la propria essenza. In qualità di avvocata e presidente dell’Istituto Cittadinanza Italiana, credo che la promozione del Made in Italy debba andare oltre il commercio, abbracciando la cultura e i valori che rappresenta. Ciò include investire nell’educazione dei giovani talenti, sostenere l’imprenditoria femminile — una causa che ho sempre difeso — e rafforzare i legami con le comunità di origine italiana nel mondo.
In Brasile, il potenziale di crescita del Made in Italy è enorme. La passione dei brasiliani per la cultura italiana, unita alla forza economica del Paese, crea un terreno fertile per collaborazioni commerciali e culturali. Progetti come seminari internazionali, fiere di prodotti italiani e scambi accademici possono amplificare ulteriormente questa influenza, portando benefici sia all’Italia che ai Paesi che accolgono la sua eredità.
Il Made in Italy è più di un marchio di qualità: è un’eredità che unisce tradizione e innovazione, connettendo persone e culture in tutto il mondo. In quanto italo-brasiliana, sono orgogliosa di contribuire a questa eredità, attraverso iniziative politiche, imprenditoriali o culturali. La crescita del Made in Italy dipende dalla nostra capacità di proteggerne l’autenticità, abbracciare l’innovazione e rafforzare i legami globali. Insieme possiamo garantire che l’eccellenza italiana continui a ispirare e incantare il mondo per molte generazioni.
In una fase di profondi cambiamenti che scuotono il mondo enogastronomico, tra calo dei consumi di vino, nuovi stili di vita, sfide ambientali e la necessità di competere sui mercati globali, la 34ª edizione di Merano WineFestival, in scena dal 7 all’11 novembre in provincia di Bolzano, si propone come crocevia di visioni lanciando un appello ai produttori, agli esperti e agli stakeholder per affrontare insieme le criticità ed elaborare soluzioni per riscrivere il presente e il futuro del comparto.
Il Merano WineFestival, dunque, per i suoi promotori non rappresenta solo palcoscenico che celebra le eccellenze enogastronomiche, ma anche un cantiere di idee e dibattito per il rilancio del settore.
La prima delle questioni da affrontare è il futuro. Per farlo, è necessario partire dal presente e dalla nuova tendenza che vede in calo il livello dei consumi di vino nel mondo, con il nuovo minimo storico di 21,4 miliardi di litri segnato nell’anno 2024.
"Fin dal 1992 il nostro obiettivo non è mai stato quello di rincorrere le mode, ma di anticipare le trasformazioni che interessano il mondo del vino e del gusto", ha spiegato Helmuth Köcher, fondatore di Merano WineFestival, ricordandone la storia: "Nel 1997 abbiamo ampliato la nostra visione includendo una selezione delle eccellenze gastronomiche italiane, istituendo tre commissioni: una dedicata alle prelibatezze gastronomiche, una focalizzata su distillati e la terza mirata alle birre artigianali. Proprio da questa evoluzione sono nate le aree Culinaria, Beer Passion e Aquavitae, un passo fondamentale per valorizzare il dialogo tra vino e gastronomia. Nel 2005 con “bio&dynamica” abbiamo portato al centro dell’attenzione la viticoltura biologica e biodinamica, anticipando una sensibilità oggi sempre più diffusa. Dodici anni dopo, nel 2017, abbiamo puntato i riflettori sui vini no e low alcol, aprendo un confronto su un cambiamento culturale nei consumi, ad oggi estremamente attuale. Nel 2018 è stata la volta del cambiamento climatico, tema affrontato con un approccio sempre più etico e orientato alla sostenibilità".
"Oggi più che mai - ha infine concluso Köcher -, il mondo enogastronomico deve mettersi in discussione: se vuole evolversi, deve cambiare passo e affrontare con consapevolezza le sfide contemporanee, dai nuovi stili di consumo all’internazionalizzazione. Con lo sguardo rivolto al futuro, Merano WineFestival si conferma luogo di confronto e ispirazione per scrivere insieme la nuova era del vino e del cibo".
Anche per questo, è importante, secondo il Merano WineFestival, valorizzare maggiormente il legame tra vino e territorio attraverso una mappatura che racconti in modo chiaro e distintivo l’identità dei vini italiani, costruendo una "narrazione condivisa", che possa aiutare produttori, buyer e consumatori non solo a risconoscere un prodotto, ma a pensare anche a espressioni autentiche del territorio d’origine.
Il programma
Confermato il format dell’evento in cinque giornate all’insegna della qualità con i migliori prodotti food, wine, beer e spirits selezionati da Helmuth Köcher e dalle commissioni della guida The WineHunter, e con un ricco programma di ospiti d’eccezione. Si parte con venerdì 7 novembre con TasteTerroir - bio&dynamica, giornata dedicata alla viticoltura biologica e biodinamica, ai vitigni Piwi, ai vini underwater e in anfora e, più in generale, a una visione etica e sostenibile dell’agricoltura. Da venerdì 7 a lunedì 10 novembre sarà protagonista la GourmetArena, con eccellenze food, spirits e birre artigianali accompagnate da una serie di live showcooking. Durante la serata inaugurale l’elegante Teatro Puccini accoglierà la cerimonia di premiazione dei WineHunter Award Platinum, seguita dalla premiazione delle WineHunter Stars, le personalità che, con la loro competenza e passione, danno luce al mondo enogastronomico. Tra sabato 8 e lunedì 10 va in scena The Festival, con produttori vitivinicoli italiani e internazionali. Martedì 11, con Catwalk Champagne&more, si chiude in bellezza con i migliori metodo classico nazionali, internazionali e non solo. (focus\aise)