IIC: una panoramica

ROMA – focus/ aise - Alla scoperta della Piper Generation con la proiezione del docufilm di Corrado Rizza: il racconto di una generazione che visse la nascita del leggendario club romano.
L’Istituto Italiano di Cultura di Miami il prossimo 28 marzo, dalle 18:00, ospiterà la proiezione del film “Piper Generation. Beat, Shake & Pop Art negli anni Sessanta” (2022) diretto da Corrado Rizza, un’opera alla scoperta dei giovani romani che nel 1965 assistettero alla nascita dello storico Piper Club, locale simbolo di un’epoca di grandi cambiamenti culturali e sociali, che ha recentemente compiuto sessant’anni di attività.
Attraverso testimonianze esclusive dei protagonisti che scrivono la storia di questo storico spazio, il docufilm riporta all’atmosfera unica di quegli anni. A completare il racconto filmati vintage delle Teche Rai e dell’Istituto Luce, che immortalano momenti storici con icone come Patty Pravo, Caterina Caselli, Renato Zero, Mina e Totò sul palco del Piper.
Alla proiezione seguirà una conversazione con l’autore e regista Corrado Rizza, accompagnato dalla giornalista e conduttrice televisiva Maria Giovanna Elmi (voce narrante del film). Insieme ripercorreranno gli anni del boom economico degli anni ’60 del Novecento, un periodo rivoluzionario per la storia della musica italiana, che al tempo stesso segnò profondi mutamenti nei costumi e nelle tradizioni, avvicinando le due sponde dell’oceano grazie all’arrivo del beat inglese e del rock and roll statunitense.
A concludere la serata sarà il dj set di Corrado Rizza, ideale occasione per un viaggio musicale nelle atmosfere beat e pop art del Piper Club.
Una serata da tutto esaurito. Quasi 150 persone, mercoledì scorso, 19 marzo, hanno affollato la Cappella barocca dell'Istituto Italiano di Cultura di Praga, il più antico del mondo, per non perdere il ritorno di Fondazione Arena di Verona nella capitale ceca, dopo oltre 20 anni dall’ultimo evento. Accolta dall’Ambasciatore d’Italia a Praga, Mauro Marsili, e dalla Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Marialuisa Pappalardo, la Sovrintendente Cecilia Gasdia, davanti ad un pubblico di artisti, direttori d’orchestra, oltre che di tour operator e giornalisti di settore, ha annunciato la possibilità per tutti i cantanti del mondo di sostenere un’audizione privata all’Arena di Verona, fucina di grandi talenti.
“In questi ultimi anni sono stati tantissimi i giovani che hanno cantato e debuttato all’Arena di Verona – afferma il Sovrintendente Cecilia Gasdia –. Siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti, di tutte le età, per questo lanciamo un invito a tutti gli artisti: coloro che desiderassero sostenere un’audizione privata, possono scriverci via mail in ogni momento dell’anno e, in base alla provenienza e alle disponibilità, verrà fissato loro un appuntamento. Diamo spazio a tutti, con un occhio di riguardo per i giovani che hanno bisogno di fare esperienza al fianco di grandi artisti. Occasioni che possono cambiare il loro futuro professionale, che li aiutano a formarsi. Ringraziamo l’Istituto Italiano di Cultura di Praga e l’Ambasciata per questa serata, è stata un’emozione tornare qui dove ho cantato tante volte negli anni ‘80 e ‘90”.
“Il ritorno della Fondazione Arena di Verona a Praga è stato fortemente voluto dall’'Ambasciata e dall'Istituto Italiano di Cultura, non solo per presentare un'eccellenza italiana del settore, ma anche per rimarcare la passione per la musica e lo spettacolo che unisce l'Italia e la Repubblica Ceca – dichiara l’Ambasciatore d’Italia Mauro Marsili -. Lo straordinario programma del 2025 presentato dagli illustri rappresentanti della Fondazione, le magistrali interpretazioni dei solisti accompagnati al piano da Cecilia Gasdia e l'accoglienza trionfale del pubblico in sala sono la migliore testimonianza di una scelta vincente che ha contribuito a promuovere il genio creativo e la capacità di stupire degli italiani”.
“La bellezza del nostro lavoro è che, spesso, ci regala momenti di pura magia: sentire la nostra Cappella barocca risuonare con la musica di Puccini e Verdi, e al pianoforte la straordinaria Cecilia Gasdia, è stato uno di questi – commenta la Direttrice dell’Istituto, Marialuisa Pappalardo -. Come il nostro Istituto, che nel 2022 ha compiuto 100 anni, il Festival Lirico Areniano vanta una storia centenaria, dedicata alla musica, per un pubblico italiano e internazionale. Il segreto di questa longevità consiste in una proposta artistica sempre di assoluta eccellenza, uno scenario unico al mondo e una capacità di rinnovarsi che, unendo la tradizione ad uno sguardo contemporaneo, si rivolge e include le giovani generazioni, perché la passione per la musica deve essere accesa e costantemente nutrita”.
“La musica è un linguaggio universale, per questo nelle capitali culturali del mondo, l’Arena di Verona riscuote grande interesse ed entusiasmo, micce che innescano nuove idee, opportunità artistiche e commerciali – chiude il Vicedirettore artistico, Stefano Trespidi -. Il nostro sogno è disegnare una road map dei prossimi due anni che ci permetta di realizzare nei Paesi stranieri masterclass e audizioni, diventando un punto di riferimento e una continua opportunità di crescita e carriera per gli artisti. L’Arena è un palcoscenico unico al mondo, potersi esibire davanti a diecimila persone a sera è un banco di prova ma anche un trampolino di lancio”.
Da Verona a Praga. Durante la serata, dopo la presentazione del 102° Arena Opera Festival, i solisti Gilda Fiume (Soprano), Gianluca Terranova (Tenore) e Leon Kim (Baritono) hanno eseguito alcune delle più celebri arie di Verdi e Puccini, tratte dalle opere Rigoletto, Aida, La Traviata e Turandot. Ad accompagnarli Cecilia Gasdia al pianoforte, un Petrof recentemente restaurato, sottoposto a un lavoro di revisione della meccanica, ed inaugurato pochi giorni fa. Un gioiello all’interno della Cappella barocca dell’Istituto Italiano di Cultura di Praga, consacrata il 3 luglio 1617 dall’arcivescovo Jan Lohelius alla Vergine Maria e a San Carlo Borromeo. Annoverata tra gli esempi del primo barocco praghese, la chiesa si articola in un’unica navata, con nicchie laterali, coperta da una volta a botte affrescata. Nella volta ancora oggi si possono ammirare rari affreschi monocromi con una delle prime raffigurazioni di San Carlo accanto a Sant’Ambrogio. Nell’abside campeggia una pala raffigurante San Carlo Borromeo adorato dagli orfani, dipinta nel 1839 da Václav Ignác Leopold Markovský. Oggi è uno spazio per eventi, concerti ed esposizioni, alle pareti in questi giorni, infatti, la mostra fotografica “Gabriele Basilico. Roma”.
L’evento è stato organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Praga e dalla Fondazione Arena di Verona, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Praga, la Regione Veneto, la Camera di Commercio e dell’Industria Italo-Ceca (CAMIC) e l’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, con il supporto di Sartori di Verona presente con i suoi vini.
Sarà inaugurata il 3 aprile, alle ore 19, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera la mostra “Va’ Sentiero. Uno sguardo lungo 8.000 km”, che offre una prospettiva inedita sulle Terre Alte italiane e documenta i tre anni di spedizione sul Sentiero Italia, il trekking più lungo del mondo.
L’esposizione, che sarà aperta al pubblico sino al 6 giugno, attinge all’archivio fotografico di Sara Furlanetto, fondatrice di Va’ Sentiero e curatrice della mostra stessa insieme al co-fondatore del progetto Yuri Basilicò e a Rica Cerbarano. Basilicò e Furlanetto saranno presenti al vernissage.
“Come stanno oggi, le nostre montagne?”. Da questa domanda è partito il team Va’ Sentiero che, tra il 2019 e il 2021, ha percorso e documentato l’intero Sentiero Italia – un filo rosso che cuce, una regione dopo l’altra, le Terre Alte di tutto il Paese, dalle Alpi agli Appennini. In 7.887 chilometri di continuo saliscendi dal Friuli Venezia Giulia alla Sardegna, passo dopo passo, valle dopo valle, il team ha incontrato un’Italia spesso contadina, rimasta fuori dai grandi circuiti, in parte preservata dalla livella della globalizzazione ma logorata dallo spopolamento e depredata dalle sirene dell’industrializzazione. “Il mondo dei vinti”, come lo chiamò Nuto Revelli. Al contempo si sono toccati con mano gli effetti del parossismo climatico e dell’abbandono, il senso di isolamento sociale, culturale, economico.
Negli scatti di Sara Furlanetto c’è la volontà di testimoniare la consistenza di quelle terre, di chi le abita; di restituire la loro bellezza e di raccontare la loro decadenza. Inevitabilmente, il suo sguardo è stato passeggero, come di chi cammina; si tratta di istantanee, non di ritratti meditati. Nel suo lavoro c’è l’intenzione di testimoniare l’esistenza di una parte di Paese considerata a lungo minore, accostando chi abita la città alla dimensione montana meno spettacolare, contrastando così lo stereotipo che la esilia a luogo ludico, senza un futuro proprio; e al contempo invitare chi guarda a fare lo zaino, a toccare quella vastità, a prenderne coscienza. (focus\aise)