La voce degli eletti all’estero (3)

ROMA – focus/ aise – Un provvedimento che “per il modo in cui è stato concepito e i contenuti che propone, rappresenta una pagina veramente buia per chi, come me, da anni si batte per i diritti degli italiani all'estero”. Così Francesca La Marca, senatrice Pd eletta all’estero, ha definito il decreto-cittadinanza che, dopo l’esame in Commissione Affari Costituzionali, è arrivato ieri nell’Aula del Senato.
Un decreto-legge “sbagliato nel merito, ma soprattutto nel metodo con il quale è stato proposto”, ha ribadito la senatrice, secondo cui, aver presentato il testo “senza alcun preavviso e neanche il minimo coinvolgimento dei parlamentari eletti all'estero, senza un confronto con le istituzioni che rappresentano gli italiani nel mondo, come ad esempio il Consiglio generale degli italiani all'estero” ha rappresentato, da parte del Governo, “non solo uno sgarbo istituzionale, ma anche un tentativo di limitare l'influenza degli italiani nel mondo e smorzare la loro, la nostra voce”.
Citate le audizioni in Commissione e gli emendamenti bocciati dalla maggioranza, La Marca ha ricordato che “nella prima versione del decreto non era prevista alcuna misura per il riacquisto della cittadinanza da parte di chi l'avesse persa per naturalizzazione, tema sul quale mi batto da anni. Grazie alla raccolta firme che ho portato avanti con il sostegno del mio Gruppo sul disegno di legge a mia prima firma sul riacquisto della cittadinanza, alle mie numerose sollecitazioni e alla pressione esercitata anche direttamente con il ministro Tajani, il Governo ha finalmente accolto, anche se parzialmente, la mia proposta, presentando un emendamento che riapre i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana a partire dal 1° luglio di quest'anno, per un periodo di due anni e mezzo. È un risultato importante - bisogna dirlo - che consente di sanare un'ingiustizia che si trascina dagli anni Novanta; prima del 1992, infatti, molti connazionali che si trasferivano all'estero erano spesso costretti, come ben sappiamo, a naturalizzarsi nel Paese di emigrazione e, soprattutto nei Paesi anglosassoni, a causa delle normative vigenti, perdevano automaticamente la cittadinanza italiana. Oggi, con l'emendamento approvato, si riapre finalmente la possibilità di riacquistarla. Una misura necessaria, come ho detto poc'anzi, attesa da decenni, che tuttavia non può farci dimenticare le gravi criticità ancora presenti nel testo complessivo del decreto”.
La Marca ha poi ricordato che “nel Consiglio dei ministri in cui è stato approvato il decreto, sono stati annunciati anche due ulteriori disegni di legge. Il primo interviene sulle regole per l'acquisizione della cittadinanza da parte di figli minorenni, tema già in parte affrontato da alcuni emendamenti approvati e confluiti nel testo ad oggi all'esame dell'Assemblea. Il secondo, invece, si propone di modificare in modo radicale l'organizzazione degli uffici competenti, incidendo profondamente sull'iter per la richiesta di riacquisto della cittadinanza. Al momento, però, abbiamo potuto visionare solo il testo del primo disegno di legge; attendiamo di conoscere i dettagli del secondo, che potrebbe avere un impatto rilevante sull'effettiva applicabilità delle nuove misure”.
La senatrice ha quindi denunciato “la totale mancanza di coerenza e di visione nell'azione di questo Governo. Prima si annuncia, poi si approva in fretta un decreto-legge, successivamente si annunciano due disegni di legge che arrivano però in momenti diversi e in modo scollegato. Peggio ancora; si pretende che il Parlamento discuta tutto in tempi strettissimi, evitando di proporre una riforma organica e strutturata della normativa sulla cittadinanza. Una prova evidente di assenza di coraggio politico e di incapacità di affrontare seriamente una materia talmente complessa, sensibile ed importante quale quella della cittadinanza”.
“Questo decreto-legge – ha concluso – non è una riforma, è un arretramento, una chiusura e un muro che si alza tra l'Italia e i suoi figli e nipoti nel mondo. Il mio voto non può quindi che essere contrario, ma il mio impegno continua e continuerà nelle aule parlamentari, sul territorio, nelle comunità italiane del Nord e Centro America. Continuerò finché non avremo una legge sulla cittadinanza giusta, inclusiva e rispettosa della storia e dell'identità degli italiani nel mondo”.
Un decreto “ingiustificato, ingiusto e intempestivo” che “esce dalla Commissione modificato, ma a nostro giudizio sicuramente non migliorato”. Così il senatore Andrea Crisanti (Pd) sul decreto cittadinanza che, terminato l’esame in Commissione Affari Costituzionali, ieri è arrivato nell’Aula del Senato dove è iniziata la discussione generale.
Il provvedimento “modifica, da una parte, i criteri per il riconoscimento della cittadinanza agli italodiscendenti e, dall'altra, le modalità di trasmissione della cittadinanza ai cittadini italiani residenti all'estero”. I primi, ha ricordato Crisanti, “perdono il diritto di acquisire la cittadinanza a meno che non possano dimostrare di aver trascorso due anni in Italia. Faccio fatica a capire come un argentino o un venezuelano soggetti ai flussi possano poi partecipare e passare due anni in Italia, rispetto per esempio ai cittadini della Comunità europea”.
Per gli italiani, invece, “soltanto quelli che hanno mantenuto esclusivamente la cittadinanza italiana potranno trasmetterla alla propria discendenza, altrimenti essa si ferma alla seconda generazione”.
Il decreto è “ingiustificato” perché “adotta la forma del decreto-legge” che sottende “l'urgenza”: quest'ultima “deriva dalla minaccia alla sicurezza nazionale”. La sicurezza nazionale è una cosa seria e ci dovremmo tutti preoccupare se venisse minacciata. Infatti anch'io mi sono preoccupato e ho cercato di capire da dove origini questa minaccia alla sicurezza nazionale”.
“Partiamo dagli italodiscendenti. Dal 2006 al 2018 hanno utilizzato questo strumento di naturalizzazione soltanto 70.000 persone. Questo numero è aumentato negli anni successivi fino a raggiungere la cifra di circa 100.000 all'anno, nel 2024. Con questi ritmi - 100.000 all'anno - prima che gli italodiscendenti raggiungano ciò che si paventa, ossia una cifra uguale a quella dei cittadini italiani, ci vorranno cinquecento anni. A questo punto mi sono tranquillizzato, perché forse l'urgenza non c'è”, ha ironizzato il parlamentare eletto all’estero.
Quanto agli iscritti all'AIRE, “che effettivamente sono aumentati negli ultimi tre anni”, passando “da 5 milioni a circa 7”, ciò è “successo per quattro ragioni fondamentali. La prima riguarda le nascite: i nostri cittadini all'estero fanno tanti figli, e questo dovrebbe farci riflettere sul perché. Poi, vi sono nuove iscrizioni all'AIRE: il numero dei cittadini italiani residenti all'estero era sottostimato. Le nuove misure, che prevedono anche multe salate a chi non si iscrive, hanno indotto un grosso fenomeno di emersione. Dopodiché, abbiamo l'emigrazione e non dobbiamo scordarci che ci sono decine e decine di migliaia di giovani che ogni anno lasciano l'Italia, non scordiamocelo. Inoltre, c'è il problema della naturalizzazione che, come abbiamo visto, è un fenomeno esclusivamente marginale”.
“Dove sta la minaccia?”, si è chiesto Crisanti. “Sicuramente i cittadini italiani all'estero non rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale, ma rappresentano una minaccia per le ambizioni di questa maggioranza, perché sono lì sulla strada del premierato. La vera colpa dei cittadini italiani all'estero – secondo il senatore dem – è che non votano i partiti della maggioranza: alle ultime elezioni, nel 2022, nella mia circoscrizione, mettendo insieme Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Azione, si arrivava al 60 per cento. Alle elezioni europee siamo arrivati al 70 per cento. Questa è la vera ragione per demonizzare prima e poi neutralizzare i nostri connazionali all'estero”.
Il provvedimento, poi, è “ingiusto” perchè “il nostro ministro Tajani ha descritto la comunità degli italodiscendenti come opportunista: interessa loro solo il passaporto e vogliono andare in America e muoversi liberamente; sono approfittatori: vogliono utilizzare il nostro Servizio sanitario nazionale (qui obiettivamente ci vuole un po' di coraggio); e poi sono disonesti, perché approfittano delle modalità del voto per posta per manipolare il risultato delle elezioni. A tale proposito, mi preme ricordare a quest'Assemblea che gli unici due episodi che sono emersi - uno nelle elezioni del 2022 e uno nelle elezioni precedenti - riguardano la scoperta prima di 7.000 e dopo di 20.000 schede contraffatte che danneggiavano i partiti dell'opposizione e favorivano invece il Gruppo MAIE che è notoriamente associato alla maggioranza. Quindi, - ha argomentato il senatore – definire gli italodiscendenti come opportunisti, approfittatori e imbroglioni disonesti è un falso denigratorio, genera un nemico immaginario e suscita odio, ostilità e paura, ma soprattutto è ingiusto”.
Dal 1870 al 1970, ha ricordato Crisanti, “sono emigrate 29 milioni di persone” perché in Italia “non solo non avevano nessuna opportunità di promozione sociale, ma perché vivevano in condizioni disperate”. Gli stessi, una volta che “hanno incominciato a guadagnare” hanno “rimandato in Italia quei soldi: è stato definito per anni un incredibile fiume d'oro che si è riversato sulle finanze italiane”.
Il decreto, infine, è “inopportuno” perché “l'Italia ha bisogno di cittadini. Noi qui stiamo rescindendo per sempre un legame con una comunità vibrante, attiva, che non ha mai tagliato i ponti con l'Italia e che voi giustamente avete definito come la più efficace ambasciatrice della comunità italiana. Ho anche un'esperienza personale da condividere, perché mio zio è andato in America e anche lui, grazie ai soldi che ha mandato a mia madre, mi ha aiutato a completare gli studi, quindi per me è veramente una ferita assistere a questo provvedimento. Per concludere, voi sicuramente oggi avete i numeri per far passare questo provvedimento, ma non rimarrete lì per sempre. Noi sicuramente, quando saremo maggioranza, lo cambieremo”. (focus\aise)