La voce degli eletti all’estero (3)

ROMA – focus/ aise – Le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis dei figli minorenni nati all’estero da genitore cittadino italiano dovrebbero tornare ad essere gratuite. È quanto sostiene Mario Borghese, senatore del Maie eletto in Sud America, in una interrogazione ai Ministri dell'interno e degli affari esteri, Piantedosi e Tajani.
Ricordata la conversione in legge del decreto 36/2025, che “introduce una serie di misure volte a restringere la possibilità di richiedere o mantenere la cittadinanza italiana valorizzando alcuni criteri”, Borghese spiega che “il contenuto del decreto, come convertito, è stato oggetto di una circolare del Ministero dell'interno il 28 maggio 2025; la circolare, al punto 2.3, precisa che "che le ipotesi di acquisto previste dall'art. 4 (e, dunque, anche quella di cui al punto 2.2.) avvengono a seguito di 'dichiarazione' e, pertanto, sono soggette, in base all'art. 9 bis della L. n. 91/1992, al pagamento del contributi a favore del Ministero dell'Interno di €250,00"”.
Per il senatore “questo aggravio potrebbe comportare una disparità di trattamento nei confronti di coloro che non dispongono della somma richiesta, specie in caso di più figli; tale onere renderebbe, dunque, classi di richiedenti la cittadinanza sfavorite, circostanza che andrebbe tuttavia evitata”.
“Tenuto conto che tale procedura è sino ad ora stata gratuita”, Borghese chiede ai due Ministri “se ritengano di potere, nel rispetto delle norme aventi valore di legge, nel breve periodo superare questo ostacolo di natura economica e rendere tali procedure gratuite”.
“L’affluenza ai referendum su lavoro e cittadinanza tra gli italiani e le italiane nel Regno Unito è stata superiore ad ogni aspettativa. A fronte di un calo dell’affluenza sia nel contesto italiano che in quello europeo, si è registrato un aumento di 12.286 persone, il 14% in più, che hanno votato rispetto all’ultima tornata elettorale, del 2022, nella quale abbiamo potuto votare”. È quanto sottolinea in una nota Lorenzo Ammirati, Segretario del Partito Democratico del Regno Unito, a commento dei dati del Viminale, secondo cui nel Regno Unito hanno votato 97.946 persone, pari al 24,48% degli aventi diritto (400.105). Ben 8109 le schede nulle, 1381 quelle bianche, 16 i voti contestati..
“Questo successo – aggiunge – non sarebbe stato possibile senza il lavoro dei volontari e delle volontarie del Comitato Referendario Regno Unito che abbiamo costituito, insieme alla CGIL, le ACLI, l’ANPI e il Manifesto di Londra, a febbraio”.
Si tratta, evidenzia Ammirati, di “un risultato che si colloca in una più ampia dinamica di crescita dell’area progressista tra i connazionali nel Regno Unito, come si osserva ormai ad ogni tornata elettorale. Continueremo a lavorare per risolvere i problemi concreti che la comunità deve affrontare giornalmente, e – conclude - ad essere sempre di più il punto di riferimento politico di tutti i progressisti italiani nel Regno Unito”.
“No a un Ddl che può consegnare a Elon Musk infrastrutture italiane strategiche. No a un Ddl privo di governance pubblica che non punta sull’Italia e sull’Europa per disegnare il futuro del nostro Paese”. Il Senatore del Partito Democratico Francesco Giacobbe è intervenuto così in Aula per esprimere il voto contrario del gruppo PD al Ddl “Spazio”, definendolo “un provvedimento sbilanciato, insufficiente e miope rispetto alle vere esigenze strategiche e alle ambizioni che l’Italia dovrebbe avere”.
“Lo Spazio – ha affermato il parlamentare eletto all’estero – è un ambito di frontiera, strategico, che avrebbe meritato un confronto ampio e una visione condivisa. E invece, il governo ha scelto la strada della chiusura, respingendo ogni nostra proposta di miglioramento. Così non si costruisce il futuro di un Paese”.
Tra le principali criticità evidenziate, il senatore ha sottolineato la totale assenza di una governance pubblica e la mancata previsione di misure per garantire la priorità alle imprese italiane ed europee: “non possiamo accettare che il Fondo per l’Economia dello Spazio possa finire per alimentare soggetti extraeuropei, magari legati a figure come Elon Musk. La capacità satellitare va garantita da soggetti nazionali, europei, e solo in ultima istanza da partner dell’Alleanza Atlantica”.
Giacobbe ha inoltre richiamato l’attenzione sulla sicurezza nazionale: “delegare infrastrutture strategiche come la connessione satellitare a privati significa esporre l’Italia a gravi rischi di dipendenza tecnologica e vulnerabilità digitale. È nostro dovere proteggere la sovranità del Paese”.
Sottolineando il potenziale straordinario dell’industria spaziale italiana, che conta oltre 20.000 imprese e una solida rete di eccellenze, il senatore ha criticato la mancanza di un Piano nazionale e l’insufficienza degli stanziamenti previsti: “solo 35 milioni per il 2025: una cifra ridicola rispetto a ciò che servirebbe. Senza un vero investimento, rischiamo di restare spettatori in una partita globale cruciale.”
Il Senatore ha poi evidenziato le lacune del Ddl su formazione, ricerca e sostenibilità: “non c’è nulla per i nostri giovani ricercatori, per le università, per il trasferimento tecnologico. E nemmeno un accenno alla questione dei detriti spaziali o a un piano per missioni sostenibili. È un’occasione sprecata.”
Concludendo il suo intervento, Giacobbe ha ribadito: “Noi siamo per lo sviluppo delle attività spaziali. Ma vogliamo un’Italia protagonista, autonoma, sicura, che guardi alla famiglia europea per lo sviluppo di infrastrutture strategiche per il nostro avvenire comune. Il rifiuto di modificare questo Ddl dimostra una distanza politica e culturale profonda fra la maggiore e chi, come noi, considera lo spazio non solo una nuova frontiera industriale, ma una questione di sovranità, sicurezza, sviluppo sostenibile e un’opportunità per disegnare un futuro migliore per i popoli”. (focus\aise)