La voce degli eletti all’estero (3)

ROMA – focus/ aise – “Sostenere la nostra polizia nazionale non è una posizione ideologica: è una responsabilità nazionale. Perché riguarda due pilastri della vita democratica: la sicurezza pubblica e la coesione sociale. Coloro che accusano le nostre forze di polizia, quando tali accuse sono infondate e non supportate da prove solide, minano ogni singolo controllo di sicurezza ed erodono la fiducia vitale tra i cittadini e lo Stato”. Così Simone Billi, deputato della Lega eletto in Europa e capogruppo del partito in Commissione Esteri, intervenendo in Plenaria a Strasburgo a nome di tutto il Gruppo Internazionale dei Conservatori al Consiglio d’Europa.
“Questo approccio ha due gravi conseguenze”, ha proseguito Billi. “In primo luogo, danneggia la credibilità dello stesso Consiglio d’Europa, la cui autorità dipende dall’imparzialità e dall’integrità istituzionale. Eccessi retorici o mancanza di prove concrete compromettono la legittimità del lavoro del Consiglio d’Europa di fronte all’opinione pubblica e ai politici nazionali. In secondo luogo, danneggia la credibilità e il morale delle polizie nazionali, alimentando sfiducia, tensioni sociali e un clima di insicurezza. Questo scoraggia la polizia dall’agire in situazioni complesse o ad alto rischio”.
“Spesso – ha detto ancora il deputato – lo sento direttamente dagli agenti di polizia: ‘Se interveniamo per fermare una rissa che coinvolge cittadini non comunitari e qualcuno si ferisce, finiamo sotto indagine. Se siamo noi poliziotti a rimanere feriti, rischiamo comunque la nostra carriera o, peggio, la nostra vita. In ogni caso, perdiamo’. Purtroppo, certe narrazioni, a volte persino provenienti dall’interno del Consiglio d’Europa, possono contribuire a questo clima pericoloso. Questo è inaccettabile. Invitiamo quindi gli organismi di monitoraggio internazionali, quando sollevano preoccupazioni sulle forze di polizia nazionali, a presentare prove chiare e solide, citando fonti affidabili e elencando in modo trasparente tutti gli incontri e le consultazioni svolte durante le loro missioni”.
“Enti come la Commissione ECRI – ha concluso Billi - devono garantire che i loro comunicati stampa e dichiarazioni pubbliche riflettano un tono imparziale e istituzionale, per non compromettere la credibilità dell’intero processo di monitoraggio”.
“Non siamo contrari a riformare la giustizia. Siamo contrari a questa riforma, a questo metodo, a questo disegno sbagliato e pericoloso per la democrazia”. Con queste parole il Senatore del Partito Democratico eletto in Australia, Francesco Giacobbe, è intervenuto in Aula per spiegare il voto contrario del Pd alla riforma della giustizia voluta dal ministro Nordio.
“La riforma non migliora i tempi dei processi, non rafforza gli uffici giudiziari, non investe sull’efficienza – ha aggiunto Giacobbe –. È invece un attacco frontale all’indipendenza della magistratura, travestito da modernizzazione”. Il senatore ha denunciato la totale assenza di confronto con le opposizioni e la società civile: “Per la prima volta nella storia repubblicana, una riforma così delicata viene imposta al Parlamento senza possibilità di modifica. È una ferita alla democrazia parlamentare”.
Uno dei punti più critici, secondo il senatore, è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, che “non risponde ad alcuna urgenza reale” e rischia di creare “un pubblico ministero autoreferenziale e senza controllo”. Giacobbe ha ricordato che “già oggi le funzioni sono di fatto separate e i passaggi tra giudicante e requirente sono rarissimi. I dati parlano chiaro: oltre il 40% di assoluzioni e un alto tasso di proscioglimenti dimostrano che la terzietà del giudice è garantita”.
Nel suo intervento, il senatore ha evocato la memoria di Falcone e Borsellino: “Due magistrati che, grazie alla loro indipendenza, hanno colpito al cuore la mafia. Cosa sarebbe accaduto se fossero stati sottoposti al controllo del potere esecutivo? Forse il Maxiprocesso non avrebbe mai avuto luogo. Forse Cosa Nostra non sarebbe stata scossa così profondamente. Difendere l’autonomia della magistratura è un dovere verso la loro eredità”.
Giacobbe ha anche criticato la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura: “Spezza l’organo di autogoverno in tre parti e ne svilisce la composizione. Sorteggiare i componenti è una deriva populista che mortifica il merito e la rappresentanza”.
Il senatore ha infine concluso: “non ci stiamo. Difendiamo l’autonomia della magistratura perché difendiamo lo Stato di diritto. Diciamo no a questa riforma per rispetto della Costituzione, del Parlamento, dei cittadini e delle generazioni future. Lo facciamo nel nome di un principio che deve restare inviolabile: la legge è uguale per tutti”.
Nei giorni in cui si svolgeva in Italia la 47a Assemblea Plenaria del CGIE, il MAIE (Movimento Associativo Italiani all'Estero) ha inviato una delegazione in Sud Africa. A guidarla Gianni Caione, coordinatore del MAIE per l'Africa e l'Africa Orientale, che ha incontrato il console generale di Johannesburg e i rappresentanti delle comunità italiane di Johannesburg e Pretoria.
Obiettivo degli incontri con le comunità, ha spiegato lo stesso coordinatore Maie, è stato “conoscerne la storia, ascoltarne le esigenze e garantire una rappresentanza più efficace dei loro interessi presso lo Stato italiano”.
Gli incontri si sono tenuti presso il Club Italiano di Pretoria e l'Italian Sporting Club di Johannesburg a Bedfordview e hanno consentito un confronto costruttivo con le comunità italiane che operano con successo e determinazione in un contesto non sempre agevole.
Poche settimane prima, durante una missione in Mozambico, Gianni Caione aveva avuto modo di conoscere diversi rappresentanti della comunità italiana.
La città di Maputo ospita un nutrito numero di concittadini italiani impegnati in attività imprenditoriali che hanno saputo creare sinergie professionali, sociali e sportive. Tanti sono i consulenti e i dipendenti che lavorano per aziende come Leonardo ed Eni o per le varie agenzie delle Nazioni Unite. Numerosi sono i religiosi, tra i quali spicca la figura di Padre Beppe, rettore dell’Istituto Don Bosco.
"La generosità e la disponibilità sono elementi che caratterizzano la comunità italiana in Mozambico, sono queste le parole che costantemente ha ripetuto Padre Beppe", ha riferito Caione.
Non sono mancati i contatti con esponenti dell’Ambasciata italiana e dell’AICS impegnati in tanti settori.
Ancora di recente Gianni Caione ha avuto modo di recarsi a Mahe sulle Isole Seychelles per incontrare i rappresentanti della comunità italiana e, tra loro, il console onorario Massimiliano Zaccari, la vice capo missione dell’Ambasciata italiana in Kenya che ha giurisdizione sulle Seychelles, Lorenza Gambacorta, e tanti concittadini.
“Si tratta di una comunità fortemente produttiva impegnata nell’import/export, nel campo turistico e nella ristorazione, con idee molto chiare rispetto alle proprie necessità”, ha evidenziato il coordinatore Maie. “A gran voce richiedono un circolo culturale italiano e centri formativi di eccellenza in linea con le esigenze turistiche del territorio”.
Residente ad Addis Abeba in Etiopia, Caione si è detto “orgoglioso” di essere stato accolto dalle diverse comunità italiane Seychelles, Mozambico e Sud Africa e ha assicurato che “come rappresentante del MAIE” sarà “vicino ai nostri connazionali all’estero e sempre impegnato per il benessere di tutti loro”. (focus\aise)