L’ambiente al primo posto

ROMA – focus/ aise – Il 7 e 8 giugno si terrà a Lerici, in Liguria, la 36ª edizione di “Fondali Puliti”, l'evento organizzato dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dalla Sezione di Lerici dalla Lega Navale Italiana in occasione del World Oceans Day (WOD). La Giornata Mondiale degli Oceani istituita dalle Nazioni Unite per sensibilizzare il pubblico sull’impatto delle azioni umane su mari e oceani.
La manifestazione, patrocinata dal Comune di Lerici, trasformerà il Golfo di La Spezia in un laboratorio a cielo aperto dedicato alla tutela del mare e dell'ambiente marino, coinvolgendo i visitatori in attività teoriche, incontri formativi, conferenze, giochi e azioni concrete di pulizia dei fondali a opera di subacquei volontari.
Nella mattinata del 7 giugno, in Piazza Mottino, l'INGV curerà la conferenza "Plastica a Mare" assieme al Centro Nautico e Sommozzatori (CNeS) della Polizia di Stato.
L’8 giugno l'Istituto coinvolgerà bambini e ragazzi in tre laboratori scientifici organizzati negli spazi del Porto di Lerici e della Terrazza Erix: MEANING, un gioco di carte per approfondire le tematiche relative ai cambiamenti climatici; Le voci del mare, un laboratorio sensoriale sull'importanza dell'acustica sottomarina; e MACMAP, un gioco da tavolo che simula un progetto per lo studio dei cambiamenti climatici.
Nello spazio dedicato ai laboratori verrà inoltre allestita una mostra realizzata con i disegni dei bambini che hanno partecipato al progetto formativo "Emozioni in Arte".
Un team di ricerca congiunto, composto da ricercatori e ricercatrici dell’Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Isc) e dell’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ISPRA) di Ozzano dell’Emilia (Bologna) ha messo a punto una nuova metodologia per stimare in modo accurato ed economicamente sostenibile le popolazioni di ungulati selvatici, applicabile sia in aree protette sia in aziende faunistiche
Un primo test è stato condotto nella Game Management Area di Sandwe, una zona protetta dello Zambia, e ha riguardato il monitoraggio popolazioni dei grandi erbivori: qui è stato testato il metodo di campionamento basato sulla teoria del “distance sampling”, con osservazioni effettuate da autovetture: tale metodo modellizza la distribuzione della visibilità degli animali e la loro distribuzione spaziale intorno alle strade. Questi risultati sono poi integrati in un modello di densità, compensando così la distribuzione non casuale delle strade nell’area di studio, così da ottenere dati non-viziati e sufficientemente precisi. L’approccio utilizzato nella ricerca - descritto sull’African Journal of Ecology - ha permesso di accelerare i tempi di rilevamento, ridurre i costi di monitoraggio e aumentare la sicurezza degli operatori rispetto ad altri metodi usati in Africa, come il foto-trappolaggio o censimenti da aeromobili.
“In queste zone, il monitoraggio degli animali – che spesso rientrano tra specie minacciate o vulnerabili- è condotto senza un solido supporto scientifico, e le operazioni di gestione vengono svolte senza una base conoscitiva adeguata: la ragione di questa situazione è legata alla carenza di conoscenze tecnico-scientifiche da parte dei responsabili delle aree protette e delle aziende faunistiche, e a una cronica mancanza di risorse finanziarie che impediscono l’impiego di metodi statistici affidabili”, spiega Stefano Focardi del Cnr-Isc.
I risultati ottenuti con la metodologia proposta sono sufficientemente precisi da poter supportare decisioni gestionali fondamentali, per esempio per determinare la presenza di trend di popolazione o fissare le quote di prelievo. Per facilitare l'applicazione pratica, l’articolo è corredato da un software che semplifica l’analisi dei dati da parte dei responsabili locali della gestione faunisitca, anche se privi di una formazione statistico-matematica avanzata.
Il metodo potrebbe essere utilizzato in molti altri contesti, più vicini a noi: “Anche la gestione della fauna selvatica in Italia potrebbe avvalersi di tali metodologie per rendere i monitoraggi più accessibili e sostenibili, sia dentro che fuori dalle aree protette, migliorando la gestione della fauna selvatica”, aggiunge Valentina La Morgia dell’ISPRA. (focus\aise)