Le vie del commercio estero

ROMA – focus/ aise – Rafforzare il ruolo di AFIDOP a tutti i livelli, continuare sulla via dell’internazionalizzazione giocando la carta della qualità e distintività dei formaggi DOP italiani. Questi alcuni degli obiettivi futuri dell’Associazione Formaggi Italiani DOP e IGP riunita in assemblea a Roma.
“L’unico modo per fronteggiare i dazi è puntare sulla qualità”: con queste parole, il Presidente di AFIDOP, Antonio Auricchio, ha ribadito l’impegno dell’associazione nel garantire e promuovere l’eccellenza dei formaggi italiani certificati. “I formaggi DOP e IGP rappresentano un’eccellenza e un patrimonio culturale che dobbiamo preservare - ha ribadito il presidente Auricchio - Rafforzare la filiera e difendere il valore autentico dei nostri prodotti contro imitazioni e frodi, è essenziale per consolidare la presenza nei mercati internazionali, dove il Made in Italy è sinonimo di qualità e tradizione”.
Uno dei temi più dibattuti è stato naturalmente quello dei dazi USA sulle importazioni UE introdotti da Trump e i formaggi DOP e IGP sono tra i prodotti che ne subiranno gli effetti. Gli USA sono infatti il primo mercato extraeuropeo di riferimento per i formaggi italiani: solo nell’ultimo anno sono state esportate 40.900 tonnellate, di cui l’80% è DOP.
Come noto, l’amministrazione americana ha sospeso fino al 9 luglio la metà dell’aumento deciso il 2 aprile. È attualmente in vigore quindi, “solo”, +10%, ma ragionando sul complessivo +20% previsto, sul valore in dogana è possibile stimare un costo complessivo per dazi di quasi 150 milioni di euro, circa 100 milioni di euro, che si sommano ai 50 dell’anno scorso.
In questo contesto, il problema è ben sentito dalle DOP, poiché sono responsabili di oltre 4/5 dei volumi di export caseario verso gli Stati Uniti. Ed in particolare per la triade Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorino Romano (95% dell’export di formaggi DOP verso gli USA).
“L’applicazione di dazi aggiuntivi non si esaurisce poi con effetti sull’entità della tassazione sui nostri prodotti, sui prezzi per il consumatore americano, o i volumi di consumo, ma determinano anche un serio rischio di alimentare fenomeni nefasti per la nostra economia come l’italian sounding - ha sottolineato il presidente di AFIDOP Antonio Auricchio - queste misure quindi non solo andrebbero a penalizzare le nostre produzioni certificate ma, facendo leva sulla fiducia del consumatore, aprirebbero la strada a prodotti locali che, imitando i nostri formaggi DOP, verrebbero favoriti”.
I DATI SULL’EXPORT
Il 40% di quota volume sul totale formaggi esportati è la media ponderata tra un 37% verso i mercati UE e un 48% verso extra-UE.
L’extra-UE mostrerebbe quindi una maggiore propensione alle DOP. Merito, senz’altro, degli accordi commerciali tra le Indicazioni Geografiche con ben 34 Paesi, ma anche del grande appeal di cui godono in questi mercati i duri, a latte vaccino e/o ovino. I Paesi che davvero spingono le percentuali sono Canada e Stati Uniti: in entrambi la quota volume supera l’80%, quella in valore l’85%.
Gli altri Paesi hanno in genere un rapporto DOP su totale analogo o vicino alla media Mondo (40-43% in volume). È così per Svizzera (41%), UK (40%) Giappone (36%), Norvegia (36%), Corea del Sud (34%), mentre livelli più bassi si hanno in Emirati Arabi (30%) ed Arabia Saudita (21%), e la Cina addirittura segna il 7%, per via della sua predilezione per i freschi.
Tra quelli citati, ci sono anche i mercati a maggior velocità di crescita delle vendite DOP. Si parte dall’Arabia Saudita con +26% a volume sul 2023 per proseguire con Sud Corea (+24%), Emirati Arabi Uniti (+20%), Giappone (+18%), Canada (+15%), USA (+10%).
Anche alcuni Paesi UE hanno registrato tassi a doppia cifra - Austria (+13%), Polonia (+11%), Romania (+19%) - in un contesto, quello Comunitario, che vede le quote Dop più alte in Germania (52% dei volumi totali esportati), Danimarca (48%), Svezia (46%), Paesi Bassi (44%).
“Una nuova opportunità per il settore vitivinicolo del territorio del Lazio”. Così, Marco Bertucci, Presidente della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale del Lazio, e l’assessorato regionale all’Agricoltura, guidato da Giancarlo Righini, hanno pubblicato l’avviso pubblico a sostegno del settore vitivinicolo per realizzazione di progetti finalizzati alla Promozione sui mercati dei Paesi terzi per la campagna 2025/2026. La dotazione finanziaria assegnata dal MASAF alla Regione Lazio è di oltre 1 milione e mezzo di euro.
L’iniziativa intende sostenere azioni di promozione e comunicazione realizzate sul mercato esterno all’Unione Europea, il tutto presentando progetti di ambito regionale (Lazio) o progetti multiregionali con il Lazio come capofila.
L’obiettivo, dichiarato da Bertucci, è quello di “sostenere attività volte al miglioramento della competitività del settore della produzione vitivinicola e all’apertura, alla diversificazione e al consolidamento dei mercati di commercializzazione della produzione vinicola laziale. Come ha detto l’assessore Righini, vogliamo essere supporto per le imprese del settore: i mercati esteri, ed in particolare quelli extra UE, sono un campo fertile dove poter investire e portare eccellenze del nostro territorio”.
Gli operatori interessati possono partecipare singolarmente, oppure in associazione temporanea con altri produttori o aggregandosi a progetti promossi dalle associazioni vitivinicole: i progetti ammessi al sostegno devono avere durata annuale, le azioni potranno essere svolte a partire dal 16 ottobre 2025 e terminare al 15 ottobre 2026.
In base ai dati rilasciati dall’Istat nei giorni scorsi, nel primo trimestre 2025 il valore delle esportazioni nazionali è aumentato, su base tendenziale, del +3,2%.
La crescita su base annua beneficia della performance positiva delle regioni del Centro Italia. In particolare, della Toscana, per le maggiori vendite di prodotti farmaceutici e prodotti in metallo e del Lazio, dove aumentano le esportazioni di prodotti farmaceutici e di aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi.
Per le regioni del Nord Est il lieve aumento del +1,6% incorpora la brillante performance del Friuli-Venezia Giulia (+26,1%), che beneficia di maggiori vendite legate alla cantieristica navale.
In lieve diminuzione è, invece, l’export del Veneto (-1,2%). Questo risultato fa media da un lato della flessione delle esportazioni soprattutto di prodotti legati al sistema moda (tessile-abbigliamento, calzature, concia e lavorazione pelli), di mezzi di trasporto e componentistica e di carpenteria metallica. Ma in lieve diminuzione è anche l’export delle prime due voci regionali (macchinari ed occhialeria). Cresce, dall’altro lato, l’export di prodotti alimentari, di prodotti chimici, farmaceutici, di bevande e di gioielli.
La lieve flessione delle esportazioni regionali accomuna sia le vendite in ambito Ue 27 che quelle extra Ue 27.
A commentare questi dati, anche Mario Pozza, Presidente di Assocamerestero nonché Presidente della Camera di Commercio Treviso-Belluno, secondo cui i dati resi noti dall’Istat "non offrono apprezzabili novità rispetto agli scenari di stagnazione e incertezza già commentati con il nostro report sull’andamento del manifatturiero".
Il confronto con il primo trimestre 2024 vede infatti per il Veneto e per Treviso una lieve diminuzione delle esportazioni: è del -1,2% per il Veneto e del -1,3% per Treviso. A Belluno, possiamo dire che l’export tiene: -0,1% è la variazione tendenziale, rispetto a quelle che erano state le vendite all’estero nel primo trimestre dello scorso anno.
Per Treviso – prosegue Pozza - il risultato fa media, da un lato, di un calo delle vendite soprattutto per il tessile-abbigliamento e per i mobili. Permane in diminuzione anche l’export legato alla componentistica automotive. Cresce, dall’altro lato, l’export di bevande, ma sul risultato incidono presumibilmente anche anticipi di domanda verso gli USA: verso questo mercato l’export di bevande cresce del +28,9%. L’incertezza dei dazi pesa anche sui macchinari. Per la prima voce dell’export trevigiano le vendite, rispetto al primo trimestre 2024, sono in lieve diminuzione (-1,4%), ma se guardiamo al mercato americano il calo è del -31,7%.
Per Belluno a determinare la tenuta dell’export provinciale non è tanto l’occhialeria, che pur esporta 1 miliardo di beni ma in lieve flessione (-2,1%) rispetto al primo trimestre 2024.
I settori più dinamici sono in verità i macchinari industriali (+14,7%) e l’elettronica +28,3%), in parte riconducibili all’altra importante specializzazione bellunese della catena del freddo e dei suoi sistemi di controllo.
Guardando ai mercati in crescita nel primo trimestre del 2025 si segnalano performance positive dell’export verso la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti ed il Messico, sia per Treviso che per Belluno.
"La Camera di Commercio è fortemente impegnata a sostenere la competitività all’estero delle nostre imprese anche favorendo la diversificazione, ragionata, dei mercati – ha concluso Pozza –. Proprio a Treviso è stato organizzato un evento gratuito che ha dato la possibilità di scoprire le occasioni di business in settori chiave come meccanica, sistema moda, forniture ospedaliere, sistema casa in mercati emergenti come Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Mozambico, Bulgaria, Colombia e New York. Ora abbiamo organizzato un percorso verso il IX Forum Pymes: opportunità per i settori agribusiness, biotech e meccanica nei mercati latinoamericani. Invito dunque a cogliere l’opportunità dei prossimi incontri online gratuiti: 25 giugno Inside Messico e Panama, 1 luglio Inside Cile, Perù e Uruguay, 8 luglio Inside Argentina e Brasile".
"Dal 18 al 21 ottobre – ha informato il Presidente Pozza - ospiteremo a Treviso il Forum PYMES, accogliendo i delegati provenienti da 20 Paesi dell’America Latina e del Centro America. Durante i tre giorni dell’evento, i partecipanti avranno l’opportunità di visitare le nostre aziende e prendere parte a incontri B2B e B2C con un focus in particolare su Messico, Argentina, Cile, Brasile, Uruguay e Colombia". (focus\aise)