Flotilla/ Crosetto: non siamo in grado di garantire sicurezza fuori dalle acque internazionali

ROMA\ aise\ - “Il clima è preoccupante e voglio usare questo momento per trasmettere a tutti quelli che sono a bordo di quelle navi, anche attraverso quelli di voi che con loro parlano, di capire che il clima è preoccupante. Noi non siamo in grado, una volta usciti dalle acque internazionali ed entrati nelle acque di un altro Stato, di garantire la sicurezza: né noi, né nessun altro Paese al mondo e questo vorrei che fosse chiaro”. Così il Ministro della Difesa Guido Crosetto che questa mattina ha riferito alla Camera in merito agli attacchi subiti dalle imbarcazioni della Sumud Flotilla, la flotta diretta verso Gaza, a bordo delle quali si trovano anche cittadini italiani.
Dopo aver autorizzato ieri l’avvicinamento di Nave Fasan per “eventuale attività di soccorso", il Ministro ha comunicato stamane che ha inviato un’altra nave della Marina, Nave Alpino, “che è già partita e che dispone di altre capacità, casomai servissero, ma – ha sottolineato Crosetto – non è nostra intenzione muovere le navi militari per porre guerra a un Paese amico”.
Noi siamo lì a tutelare i cittadini italiani”, ha aggiunto, precisando poi che “il nostro obiettivo adesso deve essere un altro: prendere atto e far capire il rischio che possono correre indipendentemente dal fatto che stiano andando a fare del bene; la possibilità di reazione una volta che saranno al di fuori delle acque internazionali ed entreranno nelle acque di un altro Stato, che considera questa operazione della Flotilla quasi un atto ostile”.
“Ci stiamo muovendo. Ci eravamo già mossi nei giorni scorsi, e avevamo convinto il Governo israeliano di dare una base in cui i beni avrebbero potuto essere scaricati: è stato rifiutato dai rappresentanti della Flotilla. C'è un altro tentativo adesso di coinvolgere Cipro, con la CEI, con la Chiesa, in modo tale che gli aiuti siano dati alla Chiesa e sia la Chiesa a trasferirli a Gaza”, ha comunicato Crosetto. “Ringrazio il Ministro Tajani per l'attività che sta conducendo da giorni da questo punto di vista, ma l'obiettivo è quello di aiutare a far arrivare gli aiuti a chi ne ha bisogno e, contestualmente, tutelare ognuna delle persone che sono a bordo della Sumud Flotilla. Questo è quello che ci siamo posti”.
“Quello che vorrei è che gli aiuti che la Flotilla sta portando a Gaza arrivassero a Gaza e che nessuna delle persone e delle imbarcazioni che sono coinvolte possano avere danni”, ha ribadito il Ministro. “Su questo stiamo lavorando, per questo una nave è andata per ogni evenienza e si è avvicinata alla flotta una nave italiana. Per questo stiamo trattando e stiamo cercando di trovare una via d'uscita che consenta di ottenere il massimo risultato con l'arrivo degli aiuti a Gaza e, dall'altra parte, non faccia correre nessun pericolo” né “agli italiani” né “agli altri”, perché Nave Fasan “non si è mossa per salvare solo gli italiani ma, in caso di necessità, sarebbe stata disponibile per tutte le 44 nazionalità che sono a bordo della Flotilla”.
“Continueremo a lavorare perché non accada nessun incidente. Questo possiamo farlo soltanto interloquendo con tutti gli attori in campo e i rappresentanti della Flotilla e su questo chiedo un vostro aiuto, perché il nostro compito - non solo del Governo - è di far sì che non accada nulla di male a nessuna delle persone che sono sopra, indipendentemente dalle idee e dalle contrapposizioni politiche. Non è nostro interesse, in questo momento, giudicare le contrapposizioni politiche; è far sì che arrivino gli aiuti a Gaza - ed è un interesse di tutti - e far sì che nessun cittadino, italiano o non italiano, abbia conseguenze da quella che è stata soltanto un'azione che non aveva lo scopo di riportare del male a nessuno. Ma vi assicuro – ha detto ancora il Ministro – che il clima è preoccupante: noi non siamo in grado, una volta usciti dalle acque internazionali ed entrati nelle acque di un altro Stato, di garantire la sicurezza; né noi, né nessun altro Paese al mondo e questo vorrei che fosse chiaro. Non può essere presa come una manifestazione di libertà quando quella libertà entra in un altro Paese e può essere considerata da quel Paese come un atto ostile”.
“Qualunque conseguenza possa accadere deve essere messa in previsione e noi dobbiamo evitarla in qualunque modo e a qualunque costo. Per cui – ha concluso – io consiglio - e spero che tutti noi spingiamo - che venga accettata la soluzione di portare questi aiuti a Cipro e, attraverso l'intervento della CEI e del Governo italiano, far arrivare questi aiuti a Gaza. Sarebbe ottenuto il risultato di portare aiuti a chi ne ha bisogno e non avremmo conseguenze negative per nessuno”. (aise)